Riina jr da Vespa a Porta a Porta, Maggioni: «Intervista da mafioso»

Riina jr da Vespa a Porta a Porta, Maggioni: «Intervista da mafioso»
«Il servizio pubblico può affrontare tutto ma il punto sta nel modo in cui lo fa e nelle riflessioni del giorno dopo ci sono molte cose che ritengo insopportabili: dall'inizio alla fine Salvo Riina ha dato una intervista da mafioso». Lo afferma, ascoltata dalla commissione Antimafia, la presidente della Rai Monica Maggioni, precisando subito però che «la Rai non è appiattibile su un personaggio. La Rai è un'azienda che ogni giorno si dà da fare nella lotta alla mafia e nessuno delle 13mila persone che lavorano in questa azienda ha un atteggiamento incerto rispetto a questo».


«Non sono stati fatti pagamenti. Le domande sono state fatte in libertà e la liberatoria è arrivata alla fine», ha detto invece il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto sempre davanti alla Commissione Antimafia.

«Non posso sentir dire in quest'aula che Bruno Vespa è portavoce della mafia. Ho impiegato anni a mettere le parole al loro posto. Questa definizione è inaccettabile», ha poi sottolineato Maggioni replicando alle affermazioni di Lucrezia Ricchiuti del Pd.

«Voglio sgombrare subito il campo da un dubbio: non c'è negazionismo in quello che noi facciamo - ha rimarcato Maggioni, replicando alle critiche del presidente Rosy Bindi -. E lo dimostra la programmazione che portiamo avanti da decenni. Quanto a quello che poi è accaduto ieri, da giornalista capisco l'attrazione verso la storia. Da presidente, però, guardo agli obblighi del servizio pubblico che deve svilupparsi nella sensibilità e nell'attenzione. La ferita mafiosa in Italia non è parte del passato ma è il presente e per i giornalisti del servizio pubblico la vittima e l'aguzzino non avranno pari dignità di racconto. Non è possibile che questo accada nel servizio pubblico quindi nel percorso che si sta facendo e che è ancora in via di compimento penso che valga la pena dilatare i tempi del processo decisionale». Insomma, ribadisce la presidente della Rai, «il come delle cose è fondamentale».

«Questa è una fase di transizione, prima abbiamo deciso di occuparci della informazione giornalistica in senso stretto, cioè delle testate, e poi dal primo settembre bisognerà riuscire ad avere una supervisione che lavori sui contenuti giornalistici ovunque essi siano. Da quel momento si dovrà decidere insieme», ha poi sottolineato Campo Dall'Orto, spiegando che dopo l'ospitata dei Casamonica a Porta a Porta e i fatti di Parigi, «è nata la decisione di istituire la direzione per l'informazione. Non è più pensabile distinguere l'informazione dall'infotainment». Il dg ha ricordato che il direttore Carlo Verdelli è in carica da circa tre mesi e si è quindi «in una fase di transizione». «In questo caso - ha detto Campo dall'Orto - Verdelli ha preso una decisione su un contenuto che si è trovato sul suo tavolo, domani bisognerà agire all'origine sulla scelta di cosa fare o non fare».

«La chiusura della vicenda »Porta a Porta« non può consistere nell'invenzione della figura di un supervisore a priori dei contenuti giornalistici, in chiara violazione della legge e del contratto collettivo di lavoro», è la replica in una nota congiunta del segretario generale e del presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e del segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani.


«Riina jr è stato reticente e omertoso, ha raccontato menzogne e ha mandato messaggi pericolosi e inquietanti senza essere contrastato dal conduttore», ha detto Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, nell'audizione ai vertici Rai. «Quell'intervista - ha proseguito - ha prestato il fianco al negazionismo e al riduzionismo del fenomeno mafia, e non sappiamo se quelle parole siano indirizzate ai clan o anche minacce versoi pentiti». 




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