«È un'indagine - ha detto Sferlazza - scaturita da un lavoro minuzioso condotto dalla Guardia di finanza e coordinato dal pm Gianluca Gelso. Emerge un quadro indiziario di appropriazione indebita per somme ingenti sottratte alle attività sociali della Gicos dai Cosentino, che finivano alle dirette disponibilità della famiglia. Il denaro in “nero” proveniva da passivi di bilancio inesistenti e fatturazioni di comodo, soldi che passavano in taluni casi anche dai conti privati dei dipendenti della società, i quali, dopo gli incassi, riversavano ai Cosentino le somme finite sui loro conti. Utilizzando lo “scudo fiscale ter” - ha rilevato Sferlazza - i Cosentino avevano condonato circa sette milioni di euro depositati su conti a Panama, Nassau e Lugano. Pur non riscontrando le indagini alcun nesso con la criminalità il contrasto alla criminalità economica si conferma come un avamposto efficace utile anche a combattere le mafie». Il comandante regionale della Guardia di Finanza, gen. Gianluigi Miglioli, ha parlato di «mezzi di evasione fiscale raffinati, i cui fili sono tirati da personaggi in grado di muoversi su scenari internazionali senza difficoltà». Per il comandante provinciale, gen. Alessandro Barbera, «l'operazione coglie anche il senso comune dell'opinione pubblica sul tema dell'evasione fiscale». Leggi l'articolo completo su
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