Ma il traguardo è ambizioso: si tratterebbe innanzitutto di anticipare al 2017 gli interventi già annunciati per il 2018, ovvero il taglio dell'Irpef e la riduzione del costo del lavoro a tempo indeterminato che dovrebbe diventare strutturale. «Non è adesso il momento delle decisioni - frena prudente il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei - é prematuro dire ora se e quando, perché prima bisogna vedere gli spazi che ci sono». Tradotto: bisogna capire quanta flessibilità l'Europa è disposta a concedere. Renzi vorrebbe spuntare nuovi margini sul deficit anche per il 2017 e trovare così 15 miliardi da destinare tutti al taglio delle tasse.
Che questo sia uno degli obiettivi prioritari dell'esecutivo e che ci sia la voglia di accelerare, lo conferma anche il viceministro dell'Economia, Enrico Morando. Per ora si comincia con la «riduzione della pressione fiscale sull'Ires, fissata per il primo gennaio 2017. Non escluderei - aggiunge - che sia possibile, se le cose dovessero andare un po’ per il verso giusto, anticipare iniziative che oggi programmiamo per il 2018 al 2017”.
Ma intanto il governo ha problemi urgenti da affrontare. Questa settimana si tenterà di trovare una mediazione sulla riforma delle Bcc, che ha scontentato larga parte del mondo cooperativo. Il punto più criticato è il cosiddetto 'way out', la possibilità per gli istituti con patrimonio netto sopra i 200 milioni di restare fuori dalla nuova holding, riscattando le riserve pagando all’erario il 20% e trasformandosi obbligatoriamente in Spa.
E sempre in tema di banche, il governo deve ancora risolvere la questione degli indennizzi per i risparmiatori coinvolti nel crac delle vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti. Il comitato “vittime del salva-banche” ha protestato davanti alla casa della famiglia del ministro Maria Elena Boschi. Fra urla, striscioni e fischietti i manifestanti hanno lanciato attacchi al ministro e a suo padre, ex vicepresidente di Banca Etruria. Leggi l'articolo completo su
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