Ancora incerta invece la posizione di Michele Emiliano che proverà a trattare fino all’ultimo. Ma per Renzi la partita è chiusa: le primarie le vorrebbe già il 9 aprile ma se Orlando e Franceschini lo chiederanno si potrebbe arrivare al 7 maggio, non oltre, per chiudere presto la discussione interna e fare la campagna per le amministrative. Il presidente della Toscana Rossi già ha annunciato che restituirà la tessera del Pd, accusa Renzi di aver «bastonato» la minoranza e guarda avanti, ai nuovi gruppi parlamentari che «sosterranno il governo». Finora ci sarebbero una dozzina di senatori e circa 25 deputati pronti a formare i nuovi gruppi che potrebbero essere annunciati già venerdì. Secondo i sondaggi, invece, il nuovo partito che nascerebbe dalla scissione del Pd avrebbe un peso elettorale fra il 5 e il 7%. Roberto Speranza, che ieri sera ha partecipato ad un evento a Venezia organizzato dal Campo progressista di Giuliano Pisapia, parla già da separato: «Renzi rompe il Pd, non ci sono le condizioni per stare nel congresso». C’è chi ancora nutre qualche speranza.
«Se la mia candidatura è in grado di far ripensare chi ha preso la strada della scissione io sono in campo, più importante di noi è il destino del Pd», dice il ministro Andrea Orlando che, appoggiato da Cuperlo e Damiano, sfiderà probabilmente Renzi nella corsa alla segreteria. La gravità della situazione è sintetizzata dall’amarezza delle parole di Enrico Letta, tornato a parlare dopo un lungo silenzio. «Non può, non deve finire così» scrive su Facebook l’ex premier che, ricordando lo «sgomento solitario» con cui 3 anni fa fu costretto a lasciare Palazzo Chigi chiede a Renzi che «generosità e ragionevolezza» prevalgano su «logiche di potere». Leggi l'articolo completo su
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