Scagionati da tutte le accuse, seppur alcuni con formula piena e altri con quella dubitativa, gli imputati Manlio Denaro, Emanuele Macchi di Cellere, Gabriele Donnini e Carlo Italo Casoli. Nella stessa udienza la corte d'assise di Roma, presieduta dal giudice Anna Argento, ha anche revocato la misura coercitiva a carico di Denaro e Macchi disponendo la loro immediata scarcerazione se non detenuti per altra causa. Salate, invece, erano state le richieste di condanna formulate nella scorsa udienza dai magistrati di piazzale Clodio: 20 anni, senza la concessione delle attenuanti, per Denaro e Macchi, entrambi accusati di omicidio; 3 anni e 4 mesi per il solo tentativo di sequestro contestato sia a Donnini che Casoli (per i quali era stata sollecitata l'assoluzione dall'accusa di concorso in omicidio).
La vicenda risale al 3 luglio del 2014 quando il presunto tesoriere di Gennaro Mokbel viene raggiunto, nella sua casa alla Camilluccia, da un commando di finti finanzieri. Un gruppo armato intenzionato, secondo l'accusa, a mettere in atto un sequestro di persona ai danni del broker per farsi rivelare il luogo in cui teneva nascosti diamanti e denaro di provenienza illecita. Il rapimento, però, prendeva una piega inaspettata e quello che doveva essere un rapido e indolore blitz si trasformava in un conflitto a fuoco.
Tragiche le conseguenze dell'assalto: Fanella restava a terra senza vita e il gruppo era costretto ad una rocambolesca fuga. Pochi giorni dopo, indagando sullo scontro a fuoco, gli inquirenti riuscivano a rinvenire parte del tesoro che il broker aveva celato all'interno di una sua casa di campagna. Per l'omicidio, in altri processi, sono stati condannati gli altri componenti del commando. Leggi l'articolo completo su
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