L'organizzazione del vertice, infatti, aveva invitato tutti i capi di Stato a salire su un bus che li avrebbe condotti ad una cena privata, e coloro che hanno accettato il 'passaggio' hanno fatto in tempo per la foto di gruppo. Non ce l'ha fatta invece il presidente americano, che si muove con elevate misure di sicurezza su una limousine blindata, soprannominata «the beast», e nemmeno il leader cubano, che insieme con altri colleghi è arrivato in ritardo con la propria scorta.
Pazienza: la stretta di mano è già storia. «Al summit delle Americhe questa sera, il presidente Obama e il presidente Castro si sono salutati e si sono stretti la mano», ha sottolineato in un comunicato Bernadette Meehan, portavoce per il National Security Council. Si è trattato di una interazione informale, ha fatto sapere ancora la Casa Bianca senza fornire ulteriori dettagli sulla conversazione, mentre è atteso per le prossime ore un incontro tra i due a margine del vertice. Obama e Castro non si stringevano la mano dal 2013, quando si incontrarono al funerale di Nelson Mandela in Sudafrica.
Si sa che avevano avuto una conversazione telefonica a dicembre, prima che venisse avviato il processo per ristabilire le relazioni tra Washington e l'Avana. Hanno inoltre parlato per telefono lo scorso mercoledì, prima della partenza di Obama per il vertice delle Americhe. Un contatto che «ha senso» aveva detto un'altra fonte dell'Amministrazione Obama, preannunciando la portata storica di questo vertice, il primo cui partecipa anche Cuba.
Una scaletta fitta di impegni per il presidente degli Stati Uniti, in cui Cuba però torna di volta in volta centrale: Obama ha incontrato anche alcuni dissidenti cubani nel corso di un forum con rappresentanti della società civile a margine del vertice e davanti a loro ha voluto sottolineare: «Sono lieto che Cuba sia rappresentata qui con noi a questo vertice per la prima volta». E, ancora: «Mentre gli Stati Uniti cominciano un nuovo capitolo nelle relazioni con Cuba, speriamo che ciò creerà un clima che possa migliorare le vite dei cubani - ha detto - non perchè viene imposto da noi, gli Stati Uniti, ma attraverso il talento e l'ingegno e le aspirazioni, e le conversazioni tra i cubani di tutte le estrazioni, in modo tale che possano decidere quale sia la strada migliore per la loro prosperità».
«Guardiamo al futuro.
Leggo.it