'Ndrangheta, in manette chirurgo plastico del Niguarda. Il Pm: "Affiliato alla cosca di Desio"

Arturo Sgrò in una delle immagini sul suo profilo Facebook (Omnimilano)
Il carrozziere e il chirurgo. Il bandito e l'insospettabile. Il pregiudicato con precedenti definitivi per armi e ricettazione nell'ambito del processo Infinito e lo stimato professionista con un lavoro all'ospedale Niguarda, esperienze all'estero e una borsa di ricerca in chirurgia maxillo-facciale e chirurgia malformativa del viso all'Università di Messina. È una coppia insolita quella di presunti 'ndranghetisti arrestata stamattina dagli agenti della Squadra mobile di Milano, eseguendo l'ordinanza firmata dal gip di Milano Carlo Ottone De Marchi su richiesta del capo della Dda di Milano Ilda Boccassini e dei pm Cecilia Vassena e Paola Biondolillo della Distrettuale. Per entrambi, l'accusa è di essere un affiliato della «locale» di Desio (Monza e Brianza) e di aver lavorato «in simbiosi» per l'organizzazione ricoprendo diverse mansioni, dall'aiuto economico per i detenuti al recupero crediti per conto di affiliati già arrestati per l'operazione «Infinito». In manette Ignazio Marrone, 40enne titolare di una ditta di autodemolizioni di Desio, e Arturo Sgrò, chirurgo plastico di 42 anni con un lungo curriculum e una vita impeccabile dal punto di vista penale. Fino a questo momento la sua parentela con esponenti mafiosi non aveva avuto conseguenze evidenti. E invece il sangue e il nome di Sgrò, negli ambienti giusti, valeva più della valida carriera e dell'incarico assunto nel 2009 al Niguarda. Assieme a Marrone formava una coppia in affari che aveva grande credibilità e rispetto, come dimostra la lunga serie di incontri con alcuni esponenti di altre «locali» di 'ndrangheta (per esempio i Molluso di Corsico) e famiglie mafiose. Per capire il livello a cui si muovevano i due, gli investigatori segnalano che Marrone era in ottimi rapporti con Giuseppe Pensabene, anche detto «il Papa» o «il Sovrano», 49enne di Montebello Jonico (Reggio Calabria) che da personaggio di contorno nella grande inchiesta «Infinito» è diventato capo della locale di Desio a seguito dei tanti arresti. Nel provvedimento del 2014 che lo manderà in carcere Pensabene è definito «a capo di un' organizzazione criminale complessa e raffinata, che gestisce, con metodi mafiosi, una vera e propria banca clandestina, e non una semplice banda criminale dedita ad azioni violente come altre articolazioni della 'ndrangheta». È con personaggi di questo calibro che Sgrò e Marrone, secondo le indagini, avevano rapporti. Non a caso i due si occupavano anche di dirimere per conto di terzi questioni relative ad accordi o affari con la 'ndrangheta. Per esempio il «problema» di alcuni siciliani vittime di usura. Gli incontri per la riscossione dei crediti avvenivano all'interno delle autodemolizioni di Marrone, una sorta di fortino dotato di telecamere ovunque, sistemi anti intrusione, disturbatori di frequenze. In più occasioni entrambi gli arrestati hanno partecipato agli incontri con i debitori, ognuno «recitando» la propria parte: Marrone duro ma più sfacciato, Sgrò più silenzioso, poche parole ma ben assestate. Il medico visitava (o almeno si rendeva disponibile a visitare) detenuti in carcere e in tale circostanza si sarebbe interessato della condizione sanitaria di vari esponenti mafiosi come Maurizio Russo e Francesco Molluso. «In casa, in macchina o al telefono, il mio nome non voglio che sia fatto», diceva in un'intercettazione della polizia. Scorrendo il suo profilo Facebook si scopre che è un amante del buon cibo (champagne, caviale) e del buon vino (spesso bottiglie di grande pregio). In una foto scrive accanto alla propria faccia «una tigre non perde il sonno per l'opinione di una pecora», in un'altra indossa il camice da chirurgo e aggiunge «sta senza pensier», una frase tipica della serie tv Gomorra. In un'altra, ancora, imbraccia un fucile da una terrazza e spiega: «Tiro a piattello solo 500 colpi in 30 minuti».
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