Nessun consulente della famiglia era presente all'esame autoptico e la signora non esclude di chiedere «di rifare l' autopsia in Italia». La procura di Fermo avrebbe aperto un fascicolo di indagine che, come da prassi quando un italiano muore all'estero, verrà poi trasferito alla procura di Roma: i tempi per il deposito della perizia necroscopica e di quelle tossicologica e dattiloscopica peraltro si prospettano lunghi. Giacomo, una laurea triennale in Ingegneria ad Ancona, iscritto alla magistrale al Politecnico di Torino, viene descritto come un ragazzo tranquillo, soddisfatto della sua esperienza a Valencia, dove viveva in un appartamento condiviso con due ragazzi spagnoli, sentiti a lungo dalla polizia del posto, che ieri ha confermato la tesi di colpi di arma da taglio «auto-inflitti».
«La polizia, il magistrato, tutti coloro che hanno indagato in queste ore sulla tragica morte di mio figlio - ha detto Stefano Nicolai -, purtroppo, ci hanno raccontato come sono andate le cose e non ci sono dubbi o incongruenze, o elementi che possano far pensare ad altro rispetto alla tesi del suicidio». Forse la lontananza da casa, la solitudine, o forse Giacomo (ma la famiglia fa muro su questo) potrebbe aver assunto qualche sostanza che potrebbe averlo spinto ad un gesto estremo.
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