UDINE - La
Procura della Repubblica di Udine ha avviato un'
inchiesta sul caso della presunta esistenza di una fossa comune, una
foiba, nella zona di
Corno di Rosazzo dove, nel
1945, secondo alcuni documenti emersi nelle scorse settimane, sarebbero stati
sepolti tra i 200 e gli 800
cadaveri. Lo conferma il Procuratore capo di Udine
Antonio De Nicolo che, insieme al Procuratore aggiunto
Raffaele Tito, ha avviato un'investigazione preliminare sulla vicenda. Allo stato, il fascicolo non prevede né ipotesi di reato né indagati. La Procura, che ha ritenuto doveroso accertare se le notizie emerse negli ultimi tempi abbiano un fondamento, sta valutando il da farsi. La prima questione riguarda innanzitutto l'individuazione del sito, tra Corno di Rosazzo e Manzano.
Il precedente Qualche anno fa, nella borgata di
Nongruella, nei boschi sopra Cergneu, nel territorio del comune di
Nimis, era stata individuata un’altra cavità che poteva essere una foiba usata come fossa comune. L’avevano segnalata alcuni abitanti della zona. Al tempo furono eseguiti dei
sopralluoghi e una squadra di
speleologi, unitamente agli
investigatori, si era calata nelle profondità di questo anfratto (nelle foto). Da allora nulla si è più saputo rispetto a eventuali rinvenimenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Leggo.it