LA SOSTA DI UN'ORA
Per una fonte anonima che ha parlato con l'agenzia americana Associated Press che lavora a Zeinhom e che ha potuto esaminare i resti, ci sarebbero pochi dubbi: portano i segni di un'esplosione in volo. In mancanza di qualsiasi spiegazione della tragedia, per tutta la mattina è ripartita la pista dell'attentato. Di una bomba a bordo. Piazzata magari a Roissy, dove l'Airbus Egyptair era rimasto per un'ora prima di ridecollare in direzione del Cairo. Ma di nuovo è arrivata una smentita dalle autorità egiziane, che dirigono l'inchiesta: nessuna esplosione, o meglio, nessuna spiegazione. «In un aereo che precipita, si verifica necessariamente un'esplosione, che riduce l'apparecchio a pezzi, che sia in volo, come risultato di un'avaria o di un atto criminale, o allora quando l'apparecchio si schianta sulla superficie del mare, dopo una caduta di undici chilometri, come è stato il caso dell'Airbus Egyptair». Per le famiglie, un dramma che si aggiunge al dramma: le ipotesi che si accumulano, nessuna spiegazione, soltanto corpi smembrati, valigie, scarpe, zainetti, brandelli di vestiti. Anche i pezzi di lamiera finora ripescati parlano poco. Nessuno è abbastanza grande da indicare se la deformazione sia verso l'esterno (in questo caso indicherebbe un'esplosione all'interno dell'aereo) o verso l'interno, cosa che rivelerebbe l'impatto sull'acqua di un mezzo ancora integro, magari distrutto da un incendio. Soltanto tracce di esplosivo sui detriti o sui resti umani potrebbero attribuire allo schianto una firma terrorista. Ma per ora niente. Un portavoce del ministero della Giustizia egiziano ha assicurato che finora di esplosivo non è stata trovata traccia. A Roissy i controlli sul personale entrato in contatto con l'aereo e le immagini delle videocamere non avrebbero rivelato niente di sospetto. Le autorità egiziane si sono limitate a spiegare come normale routine la presenza a bordo del volo MS804 di tre agenti della sicurezza. Alcuni esperti hanno rilevato ieri che tre agenti su un aereo con un totale di 66 persone a bordo sembra eccessivo a meno che non ci fosse una «personalità particolare» da sorvegliare. Notizia non confermata, ma nemmeno smentita da Egyptair.
LA NUOVA TECNICA
Altra ipotesi, sostenuta dall'intelligence israeliana: a provocare la scomparsa repentina dai radar dell'aereo sarebbe stata sì un'esplosione, ma provocata da piccoli ordigni, da piccole cariche esplosive. Sarebbe questa una nuova tecnica utilizzata dall'Isis e sperimentata tra l'altro sull'Airbus della compagnia russa Metrojet decollato da Sharm el Sheikh il 31 ottobre. L'aereo è esploso in volo uccidendo le 224 persone a bordo. Nella rivendicazione i jihadisti hanno pubblicato la foto di una lattina in cui era stato piazzato il micro-ordigno responsabile della tragedia. In quel caso la carica era stata piazzata sotto un sedile nella parte posteriore dell'aereo. Nel caso del Parigi-Cairo, il fuoco si sarebbe dichiarato nella parte anteriore dell'aereo, come hanno rivelato i sei successivi messaggi di avaria inviati automaticamente dall'Airbus prima di scomparire dai radar. Piccoli ordigni potrebbero essere stati piazzati in modo di rendere l'aereo ingovernabile. Ma di nuovo: solo ipotesi. E soprattutto: nessuna rivendicazione. Le scatole nere restano ancora silenziose. Per i francesi e gli egiziani al lavoro su una fregata e su un sottomarino nelle acque a nord di Alessandria, la ricerca è difficile quanto quella del Rio-Parigi di Air France, precipitato nell'oceano Atlantico nel 2009.
Leggi l'articolo completo su
Leggo.it