Debacle Pd, la linea di Renzi scontenta tutti. Il segretario: "Così aiutiamo gli avversari"

Debacle Pd, la linea di Renzi scontenta tutti. Il segretario dem: "Così aiutiamo gli avversari"
La sconfitta ai ballottaggi? Colpa anche delle «continue esasperanti polemiche nel centrosinistra». L'analisi del risultato elettorale da parte di Matteo Renzi getta altra benzina in un dibattito già infuocato nel partito. E se per il segretario la discussione sulla coalizione di centrosinistra è un dibattito che «addormenta gli elettori e non serve» Matteo Orfini è ancora più chiaro e posta su twitter una foto del tavolo con i leader dell'Unione ai tempi di Prodi ironizzando: «La nuova linea è: Renzi convochi subito il tavolo del centrosinistra! Favoriamo immagine per facilitare il lavoro. #Ancheno».


Liquidare in poche e affilate parole le richieste della minoranza dem di guardare ad un'alleanza di centrosinistra larga e plurale non si rivela però una buona strategia. Sul segretario piovono critiche. Il primo è lo stesso padre dell'Unione, Romano Prodi: «Il segretario del Partito democratico mi invita a spostare un po' più lontano la tenda. Lo farò senza difficoltà: la mia tenda è molto leggera». Ma ad avanzare dubbi sulla gestione del partito è anche Walter Veltroni che avverte: «La vocazione maggioritaria non significa autosufficienza». E poi Dario Franceschini, alleato di Renzi e solitamente cauto che si interroga su cosa «non ha funzionato» e commenta: «Il Pd è nato per unire il campo del centrosinistra non per dividerlo». Una critica neanche troppo velata al segretario che manda i renziani su tutte le furie.

Ma il clima nel partito è ormai esasperato e se Andrea Orlando e Gianni Cuperlo ribadiscono le critiche alla linea di Renzi, anche il governatore dell'Emilia Stefano Bonaccini dà qualche consiglio al segretario: «Quando ti senti autosufficiente rischi di sfiorare l'arroganza». La resa dei conti è attesa nella direzione del 10 luglio, ma Renzi intende tirare dritto. Forte del risultato delle primarie, non lascerà la leadership per tornare a quello che definisce «un passato in cui il centrosinistra era la casa delle correnti e dei leader tutti contro tutti».


Intanto il centrodestra, nonostante la vittoria elettorale, si divide sul futuro. Matteo Salvini sfida Berlusconi, si dice pronto a candidarsi a Palazzo Chigi e chiede al Cav parole chiare contro l'ipotesi di larghe intese con il Pd. Lo stesso fa Giorgia Meloni che punge: «Ho l'impressione che Berlusconi sia più interessato a dialogare con il fronte avverso piuttosto che con i suoi alleati storici». Leggi l'articolo completo su
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