Questa volta sono entrati in campo gli investigatori della Squadra mobile, diretti dal vicequestore Marco Calì, che lavorano in collaborazione con la Polizia postale. Gli autori del raggiro in web vogliono soldi. Il pagamento deve essere eseguito in 72 o 100 ore, o altrimenti la chiave privata viene cancellata definitivamente e mai nessuno potrà ripristinare i file. Il pagamento del riscatto, viene spiegato con una seconda mail, consentirà all'utente di scaricare un software di decifratura con la chiave privata dell'utente già precaricata. Ebbene, coloro che hanno pagato i 200 euro chiesti non hanno ricevuto la chiave per la decifratura. E gli investigatori della Mobile hanno scoperto che il denaro dei padovani è finito in conti aperti nel Corno d’Africa e in Kazakistan. Leggi l'articolo completo su
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