Il blitz, scattato ieri, è stato portato a termine da oltre 100 finanzieri del Comando provinciale di Roma. Nell’indagine, tutt’altro che conclusa, sono indagate altre otto persone tra cui altri vigili infedeli. A loro, a seconda delle posizioni, la Procura contesta i reati di concorso in corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, rilevazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo a sistemi informatici. In sostanza, secondo gli investigatori, gli imprenditori offrivano soldi, bottiglie pregiate di vino e buoni pasto, sia all’agente infedele finito ai domiciliari che ai suoi colleghi indagati, per ottenere diversi vantaggi. Si va dalla possibilità di conoscere in anticipo le tempistiche dei controlli nei loro locali, alla possibilità di consentire l’occupazione del suolo pubblico oltre ai limiti consentiti per realizzare quello che, scrivono gli inquirenti, è “un totale asservimento di alcuni pubblici ufficiali infedeli”. Leggi l'articolo completo su
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