«A fine dicembre», avrebbe scritto il detenuto al suo legale, indicando che i bersagli scelti erano «Monaco e contemporaneamente Berlino». Mitragliatrici e granate sarebbero arrivate dalla Bosnia. Non si parlava invece di camion. Il legale avrebbe quindi comunicato ai servizi (Verfassungsschutz) nella prima settimana di agosto della lettera e di quanto appreso dal suo assistito.
Un'informazione presa sul serio, tanto che il 23 agosto due persone si erano recate nel carcere di Willich per ascoltare l'uomo, che scontava una condanna per frode. Un colloquio durante il quale l'uomo sostenne di aver riferito in modo compiuto quanto appreso e di aver fatto diversi nomi. Tra questi, disse sempre il detenuto, quello di un giovane tunisino di nome Anis. Leggi l'articolo completo su
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