Quello della "vittima" di quel fenomeno che proprio il filone educativo approvato dal collegio docenti vorrebbe estirpare. La donna fa parte di Agedo Fvg, l'associazione che riunisce i genitori che negli anni hanno scoperto di avere un figlio omosessuale, e che hanno scelto di associarsi per difendere il diritto a un trattamento paritario nella società.
«Il progetto in atto a Cordenons - dice senza timori - è una pietra miliare. I genitori sono spaventati dal non sapere, dalla mancata conoscenza. Bisogna capire cos'è l'omosessualità, ma soprattutto cosa non è e non può essere». Poi la madre cordenonese punta il dito contro quelle conferenze «contro» che a suo modo di vedere hanno fatto «abuso di stereotipi».
«I ragazzini che giocano con la palla, le ragazzine che usano le bambole, negli incontri a cui ho assistito si è parlato di questo. Invece là fuori, nel mondo reale, i ragazzini si fanno del male, arrivano a gesti estremi e le famiglie, nel silenzio, muoiono di dolore. Io ho conosciuto l'omosessualità di mio figlio con 20 anni di ritardo. Non c'erano questi progetti che lottano contro l'omofobia, e oggi ben vengano. Ho ascoltato una persona che si definiva donna in quanto femmina, psicologa, biologa, che frase dopo frase si contraddiceva pur di riuscire a dire il nulla, pur di riuscire ad inventarsi teorie assurde.
L'omosessualità non è una scelta, non lo può essere, e soprattutto non può essere ridotta ad una lezione di stereotipi. Perché i casi di bullismo esistono ancora, anche a Cordenons». E ad essi si rivolge il ciclo di incontri promosso da Arcigay. Leggi l'articolo completo su
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