Gli ostaggi italiani sono imprenditori e commercianti del settore dell'abbigliamento, ha precisato l'ambasciatore spiegando che ad allertare la sede diplomatica è stato un connazionale che era nel gruppo di italiani e che al momento dell'assalto era uscito nel giardino del locale per fare delle telefonate. Ora lui, ha riferito ancora l'ambasciatore, «è stato tirato fuori». L'attacco è cominciato intorno alle 21 locali (le 17 italiane), quando un commando di una decina di persone è entrato in azione all'Holey Artisan Bakery, un caffé-pasticceria nel quartiere di Gulshan, frequentato dai diplomatici, stranieri e middle-class locale.
La Farnesina, fin dall'inizio, «non ha escluso la possibilità» di italiani prigionieri, e con il passare delle ore questo timore si è fatto via via più concreto. Tanto che il ministro Paolo Gentiloni ha twittato: «Seguo momento per momento la situazione a Dacca. Ansia per gli italiani coinvolti, sono vicino alle famiglie». La tv all news indiana India Today ha parlato addirittura di due italiani morti, ma senza citare fonti. E nel caos delle testimonianze, un media di Dacca ha citato la preside di una scuola americana, Ann Walsh Imdad, secondo cui il commando avrebbe ucciso i due dipendenti italiani del caffé, «il panettiere e la moglie».
Secondo il responsabile dell'Holey Artisan, invece, il panettiere è riuscito a mettersi in salvo. Nella zona, che si trova vicino a molte ambasciate straniere, fra cui quella italiana, sono stati dispiegati reparti di teste di cuoio locali (Rapid action battallion, o Rab). Ma «il blitz non sarà immediato», secondo l'ambasciatore Palma che ha ricordato di aver fatto presente ai vari livelli delle autorità di Dacca la preoccupazione del governo italiano perché «qualsiasi opzione della polizia» tenga in considerazione la sorte degli ostaggi.
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