E ieri, la Turchia si è vestita a lutto: migliaia le persone hanno indossato qualcosa di nero per ricordarla. La scomparsa della ragazza, che studiava psicologia a Mersin, risale all’ 11 febbraio. A dare l’allarme erano stati i genitori.
Dopo 48 ore, la scoperta e poi la ricostruzione. Fatti scendere gli altri studenti dal bus, l’autista, aiutato da un complice, ha cambiato percorso, portando il mezzo in un luogo isolato dove i due hanno tentato di violentare la giovane. Aslan si è difesa con gas urticante al peperoncino e gli uomini l’hanno accoltellata, poi finita con una spranga. Uno dei due ha tagliato le dita al cadavere e gli ha dato fuoco, come aveva visto in tv, per impedire il riconoscimento tramite Dna. Poi, al padre di uno di loro, hanno chiesto aiuto per nascondere il corpo. I tre sono stati arrestati nel fine settimana, traditi da tracce di sangue nel pulmino e dal cappellino di Aslan. Migliaia di persone si sono riversate in piazza con cartelli con la foto della vittima e la scritta Dimenticare è come uccidere. Ai funerali, sfidando tradizione e imam, sono state le donne a portare la bara. I dati parlano di 4 donne su 10 sono esposte a violenze fisiche e psicologiche. L’89% tace per paura.
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