Nella sua richiesta al Comitato di presidenza, Zanettin aveva evidenziato «seri interrogativi sulla correttezza dell'iter processuale» che aveva riguardato Castagnacci, fermato a Roma il 23 marzo per il possesso di «grandi quantità di stupefacenti» e scarcerato il giorno dopo nell'udienza per direttissima, nonostante fosse recidivo. «E così Mario Castagnacci, alle 2 di notte- aveva scritto Zanettin- è potuto rientrare ad Alatri, ha passato la notte a bere e fumare in compagnia del fratellastro, perdendo la testa al punto di pestare a più riprese il povero Emanuele nella centrale Piazza Regina Margherita». «È del tutto evidente che gli esiti tragici della vicenda non possono essere addebitati al magistrato che ha disposto la scarcerazione dello spacciatore, ma è altrettanto evidente - aveva osservato ancora- che si sarebbero evitati, applicando canoni ermeneutici diversi e più rigorosi, in tema di spaccio di stupefacenti». Relatore della pratica sul caso è il presidente della Prima Commissione Giuseppe Fanfani, laico del Pd Leggi l'articolo completo su
Leggo.it