BRUXELLES - L’Unione Europea e unita contro Pechino nel voler proseguire l’indagine sui sussidi cinesi per le auto elettriche nonostante la minaccia di ritorsioni mossa dalla Cina. «Sono fiducioso ma dobbiamo affrontare la questione in modo serio. Penso non ci siano ragioni per ritorsioni ma sono sempre possibili in questo tipo di cose. E sappiamo che l’impatto del commercio con la Cina e differenziato tra gli Stati», ha dichiarato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, al suo arrivo alla riunione dell’Eurogruppo e dell’Ecofin informale a Santiago de Compostela. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva annunciato mercoledi l’apertura di un’indagine sui sussidi pubblici cinesi per le automobili elettriche, al fine di difendere l’industria europea di fronte ai prezzi ritenuti «artificialmente bassi». Se, al termine della sua indagine, Bruxelles dovesse riscontrare violazioni delle regole commerciali, potrebbe imporre dazi doganali punitivi sui veicoli cinesi, con il rischio di innescare una guerra commerciale con Pechino. Questa misura «presa in nome della ’concorrenza lealè» e «apertamente protezionistica» e «avra un impatto negativo sulle relazioni economiche e commerciali tra la Cina e l’Unione europea», ha risposto giovedi con una nota il ministero cinese del Commercio.
Il commercio con la Cina rappresenta meno del 2,5% del prodotto interno lordo (PIL) della zona euro, ha spiegato Gentiloni, pur riconoscendo che la situazione e «molto diversificata» a seconda degli Stati membri.
«Penso che l’Europa sia una superpotenza commerciale globale», ha affermato la ministra dell’Economia spagnolo Nadia Calvino, il cui paese detiene la presidenza di turno del Consiglio UE da luglio. «Abbiamo tutto l’interesse ad avere un quadro commerciale basato su regole che eviti qualsiasi misura che possa indebolire o mettere a repentaglio la parita di condizioni tra le imprese di tutto il mondo», ha spiegato. «Vogliamo semplicemente che tutti rispettino le stesse regole. Questo e tutto. Non e contro la Cina che e un partner economico importante per l’Europa», ha sottolineato il ministro francese Bruno Le Maire. Con questa indagine l’Ue vuole semplicemente «difendere gli interessi delle sue imprese», ha ribadito Gli esperti stimano il vantaggio in termini di costi dei veicoli cinesi rispetto alla concorrenza europea intorno al 20%. Ma laddove Bruxelles sospetta pratiche illegali, Pechino crede semplicemente di raccogliere i frutti dei suoi investimenti.
La Cina fa affidamento da tempo sui motori elettrici nelle automobili e ha assunto un ruolo guida rispetto all’Europa, in particolare nelle tecnologie delle batterie. I suoi produttori puntano all’immenso mercato interno per svilupparsi ora all’estero, grazie alle forti economie di scala di cui beneficiano. Decine di marchi locali innovativi sono emersi negli ultimi anni in Cina (BYD, Geely, XPeng, Nio, Leapmotor) e competono con produttori stranieri che faticano ad adattarsi. Ancora sconosciuti al grande pubblico europeo, i marchi cinesi quest’anno erano presenti in gran numero al salone dell’auto di Monaco di Baviera, in Germania, all’inizio di settembre. «Si tratta di un vantaggio competitivo acquisito attraverso il duro lavoro» e «il risultato di un’innovazione tecnologica ininterrotta», ha ricordato nella nota il ministero del Commercio cinese.
Leggi l'articolo completo suLeggo.it