Uber avrebbe proibito l’uso di “Greyball” a marzo, dopo che il New York Times ne rivelò l’esistenza, affermando che il sistema è stato usato anche in alcuni paesi europei, compresa l’Italia. L’indagine avviata dalle autorità americane è nelle fasi iniziali e si concentra su come Uber usava il software. Alla società è stato inviato di recente un mandato per la consegna di documenti riguardanti “Greyball”. Uber ha una lunga tradizione nell’usare tattiche aggressive per aggirare le autorità e i rivali. Il colosso infatti usava fino a poco fa un programma per “ingannare” gli autisti della rivale Lyft, con il quale prenotava e cancellava migliaia di corse confondendoli. Ma l’inchiesta è soprattutto l’ultimo, in ordine temporale, dei problemi che si sono abbattuti di recente su Uber.
La società, valutata 68 miliardi di dollari, è alle prese con un’indagine interna sulle accuse di sessismo e molestie sessuali, ma anche per accertare le condizioni di lavoro sotto l’amministratore delegato Travis Kalanick. La personalità forte ed eccentrica di Kalanick ha già causato la fuga di diversi manager, e di recente è divenuta virale con un video che lo riprende litigare e insultare un autista di Uber. Il video e le polemiche successive hanno spinto Kalanick a chiedere pubblicamente scusa e a cercare un chief operating officer con il quale condividere le responsabilità. A questo si aggiunge lo scontro in tribunale con Waymo, la divisione di auto senza guidatore di Google. Waymo accusa Uber di aver rubato segreti industriali per lo sviluppo dei suoi veicoli autonomi. Una decisione del giudice sul caso è attesa a breve e Uber rischia di dover sospendere temporaneamente la sua ricerca sulle auto senza guidatore.
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