L'accordo riguarda solo il car sharing?
«No. La joint venture paritetica in cui noi a Daimler abbiamo investito un miliardo di euro si articola in 5 società verticali destinate a operare in tutti i settori della mobilità condivisa mettendo a frutto la solida esperienza costruita su una base di oltre 60 milioni di clienti».
Quali sono queste società?
«Oltre a Share Now nella quale confluiranno a breve le attività di Drive Now e di Car2go, dilatando la presenza a 30 città europee, Reach Now gestirà i servizi multimodali, mentre Free Now – nella quale è inserito il «sistema» MyTaxi - deve occuparsi dei servizi di taxi e noleggio con conducente. Poi c'è Charge Now, già operativa, la cui app mette assieme tutti i punti di ricarica (oggi ne copre circa il 90%), alla quale può iscriversi anche chi possiede un'auto di altre marche. In Italia ha per ora prospettive limitate, ma è già molto interessante per chi si muove in Europa. Infine c'è Park Now: in Italia non l'abbiamo ancora, ma ci stiamo lavorando».
Qual è la sua mission?
«Già oggi è il più grande sistema al mondo di gestione digitalizzata del parcheggio. Ma la sua efficacia è legata alla presenza – ancora limitata nel nostro Paese – di strutture evolute, capaci di comunicare in tempo reale all'app quanti e quali sono i posti disponibili. Le potenzialità sono enormi, se pensiamo che le statistiche attribuiscono circa il 30% del traffico urbano alla ricerca di un parcheggio e che dialogando con le municipalità il sistema potrà essere esteso anche ai posti auto scoperti. Le strisce blu, per intenderci».
Cambiando tema, come vedete l'attuale situazione politico-economica italiana?
«Non esprimiamo giudizi in materia. Posso solo dire che condividiamo le posizione, forse per la pima volta unanimi, di tutte le associazioni di categoria, dall'Unrae che rappresenta i costruttori esteri all'Anfia in nome dell'industria italiana, ai concessionari. I problemi non si risolvono con le ecotasse – poco «eco» perché colpiscono la CO2, quindi non un inquinante ma un clima alterante – ma favorendo lo svecchiamento del un parco circolante».
Come rispondono i clienti al vostro impegno sull'ibrido plug-in?
«Seppure ancora su numeri limitati, e iniziando dall'alto di gamma (che peraltro sta scendendo, come dimostra la domanda in crescita di Mini Countryman plug-in), l'anno scorso le vendite di modelli elettrificati ci hanno sorpreso, mettendoci in difficoltà perché avevamo previsto risultati inferiori. I consumatori guardano con favore a una tecnologia di transizione, ma capace di combinare lunghe percorrenze ed emissioni ridotte. E l'autonomia elettrica aumenta costantemente: in sei anni la densità delle nostre batterie, a parità di ingombro e peso, è passata da 60 a 94 Ampere/ora, per arrivare ai 120 dei sistemi di quarta generazione svelati a Ginevra».
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