Nello studio è stato preso in esame un periodo di tre settimane, scelto in base all’entrata in vigore delle norme nel paese, per Delhi, Los Angeles, Londra, Madrid, Mumbai, San Paolo, Wuhan, Seul, New York e Roma. Per Wuhan ad esempio è stato scelto il periodo dal 3 al 24 febbraio, mentre per Roma dal 9 al 30 marzo. «Nove città su dieci hanno visto una riduzione del livello delle pm 2.5 - scrivono gli autori -. Le città con i livelli storicamente più alti hanno visto i cali maggiori, tra cui Delhi (-60%), Seul (-54%) e Wuhan (-44%)». Per quanto riguarda città invece meno inquinate, come Londra o Roma, l’effetto è molto minore. Per la capitale inglese il calcolo del valore medio sul periodo considerato ha visto un -9%, mentre per Roma addirittura un aumento del 30%, che gli autori attribuiscono al fatto che nella capitale c’è un forte contributo all’inquinamento dei riscaldamenti domestici, che sono stati probabilmente usati di più durante il lockdown, e alla presenza di fenomeni atmosferici che concentrano le polveri.
«L’effetto di un blocco come quello dovuto al lockdown è molto più facilmente misurabile in città molto inquinate, si pensi a Delhi che oltretutto non ha un contributo dal riscaldamento, piuttosto che a Roma dove i valori mediamente sono bassi - commenta Riccardo De Lauretis, esperto dell’Ispra -. Inoltre noi abbiamo visto proprio a fine marzo l’arrivo di polveri dal mar Caspio, che hanno alzato moltissimo i valori. Ad influire sulle polveri poi ci sono anche altri fattori, dal meteo all’umidità». Leggi l'articolo completo su
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