Il Codice della Strada prevede infatti che le auto debbano montare pneumatici invernali dal 15 novembre al 15 aprile successivo e, da quella data, si debba procedere a sostituirle con pneumatici di tipo estivo. Tale operazione è un obbligo qualora gli invernali montati abbiamo, come concesso dal C.d.S, un codice di velocità inferiore a quello riportato sul libretto di circolazione. Dunque, chi è in questa condizione potrebbe trovarsi fuori legge dal 16 maggio, soprattutto se si tratta di soggetti che, in base ai decreti emanati per fronteggiare la pandemia da Covid-19, non ha motivi che lo autorizzano a muoversi.
Per gli operatori sul territorio si pone invece il problema di assicurare la necessaria sicurezza sia agli operatori sia ai clienti. Senza osservare tali standard è impossibile operare. «Lavorare come nel passato – ha detto Fabio Bortolotti, direttore di Assogomma nel corso di una conferenza stampa online – non sarà possibile. Ci troviamo ad operare in una situazione del tutto eccezionale quanto difficile e questo potrà influire sui tempi di montaggio e smontaggio. Pensiamo alla distanza che bisognerà tenere. È impensabile lavorare come in passato. Tutto andrà organizzato. Noi consigliamo di farlo con appuntamento. I tempi se sono sufficienti li vedremo in seguito».
Bortolotti ha tenuto a sottolineare che è la prima volta che le 6 associazioni, che rappresentano l’intera filiera dello pneumatico, firmano una nota congiunta. Si parla di oltre 30mila operatori sul territorio, ma anche di produttori, grandi utenze come Aniasa che, come è noto, rappresenta le società di noleggio, e che si ritrovano nella condizione a dover provvedere ad un parco veicoli che conta oltre 1,2 milioni di veicoli. Il direttore di Assogomma ha tenuto a ribadire che tutte e 6 associazioni condividono l’invito a rimanere a casa e a muoversi solo per motivazioni lavorative e legate a necessità.
Bortolotti ha affermato che, se il fermo dovesse effettivamente limitarsi al mese di aprile, la perdita del fatturato si attesterebbe al 10-11% e raggiungerebbe invece il 15-16% se fosse esteso anche nel mese di maggio. Ha poi sottolineato che la filiera produttiva della gomma non riguarda solo lo pneumatico. «C’è una guarnizione in gomma e ferrite – ha ricordato – che va in tutte le centraline dell’ABS e nel mondo ci sono solo due aziende che la producono: una è americana e l’altra è italiana». Difficile inoltre stimare le perdite e i maggiori costi derivanti dalle nuove procedure necessarie ai gommisti sul territorio.
Altrettanto difficile quantificare l’impatto sul fatturato dei produttori di pneumatici i cui un terzo è originato dal primo equipaggiamento. In condizioni normali, il rallentamento delle immatricolazioni provoca un aumento dei volumi del post-vendita, ma con queste condizioni economiche ed operative è prevedibile che anche questo canale sia destinato a soffrire. «Ci vogliono un’iniezione di fiducia e risorse» ha concluso il direttore di Assogomma.
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