Una pausa di riflessione? Il primo passo di un percorso senza ritorno? La domanda non ha risposta, nonostante sia certo che ogni due anni Parigi merita una sfilata di auto e il settore automotive con un grande futuro davanti non dovrebbe perdere l’opportunità di esibirsi su un palcoscenico tanto importante. Sia come sia, la frenata del salone non è affatto legata a doppio filo allo stato di forma del comparto che gode di buona salute e si prepara ad un domani frizzante e ricco di cambiamenti. Un’aria di svolta che si respira a pieni polmoni sugli stand della fiera dove i costruttori di tutto il mondo espongono oltre 50 anteprime, concept che anticipano quello che verrà e gioielli pronti a sbarcare negli showroom dei concessionari, pieni di qualità e ricchi di tecnologia. Vetture sempre più efficienti anche con i propulsori tradizionali e dotate di dispositivi di assistenza alla guida in grado di far intravedere come saranno le auto che si guidano da sole.
Di queste due rivoluzioni ormai inevitabili, la virata verso l’elettrificazione e l’azzeramento delle emissioni appare più imminente dell’arrivo della guida autonoma, un cambiamento fondamentale, ma che può essere affrontato con più calma. Una calma che la politica e le istituzioni non sembrano più avere per concretizzare il rispetto ambientale ora che i costruttori hanno fatto vedere come la tecnologia dei veicoli a batteria stia maturando in grande fretta. Da una parte il blocco dei diesel più vecchi in decisa espansione, dall’altra il voto del Parlamento europeo che anticipa una road map a tappe forzare verso la riduzione delle emissioni e la diffusione delle auto senza il tubo di scarico. Fra i tanti brand assenti quelli tricolori di Fca (l’orgoglio del made in Italy svetta sullo stand Ferrari), ma è stato anche il primo salone senza Sergio Marchionne, il top manager delle sfide impossibili, una mancanza umana e professionale forte per l’intero settore non facile da colmare.
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