Benvenuti in Norvegia, patria dei Vichinghi, dei fiordi e delle auto con la spina – quella vera, non quella metaforica – visto che nel 2016 il 35% delle 154.600 vetture vendute aveva il cavo per rifornirsi – del tutto o in parte – attraverso la rete. E le auto con le batterie ormai rappresentano quasi il 10% del parco circolante (2,5 milioni). Nei primi 3 mesi dell’anno in corso la quota è ulteriormente salita al 37,1%, ma gli obiettivi sono ancora più ambiziosi: nel 2020 si arriverà al 70%, con un circolante di 400mila mezzi, e nel 2025 le auto con il motore a pistoni saranno messe fuorilegge e i 5 milioni di sudditi di re Harald V viaggeranno senza inquinare.
La Norvegia è di gran lunga il miglior mercato al mondo per le elettriche in termini percentuali e secondo per volume solo alla California (che però ha 40 milioni di abitanti), ma fa assai meglio dei maggiori paesi europei: la Germania è 22 volte più grande, la Gran Bretagna 18, la Francia 13 e per l’Italia il rapporto è di 1 a 12. Ma ancora più impressionante è la classifica dei modelli più venduti. Ai primi 15 posti ci sono almeno 6 vetture offerte solo in versione elettriche e ibrida plug-in, al secondo posto c’è la Nissan Leaf (l’elettrica più venduta al mondo), al terzo posto la Toyota C-HR, ma al quarto posto troviamo la Tesla X, che in Italia costa ben oltre 100mila euro, e all’11° posto c’è la Tesla S, pure lei nell’orbita dei cinque zeri. La Renault più venduta è la Zoe, tra le BMW la più gettonata è la i3. E parliamo rispettivamente della numero 9 e della numero 7 in classifica. Il modello più venduto in assoluto è la Volkswagen Golf, l’unica leggera differenza con il resto del mondo è che il 40% è e-Golf e un altro 19% è la GTE ibrida plug-in.
Altrettanto eloquenti i numeri relativi alla rete di ricarica: le colonnine di rifornimento sono oltre 9mila e, di queste, quasi un quinto sono a ricarica rapida, alcune ospitate nei parcheggi di grandi catene della ristorazione sfruttando l’accoppiata “fast food” e “fast charging. Tutte sono alimentate con energia proveniente da fonti rinnovabili come idroelettrico, eolico e biomasse, anch’esse più che abbondanti in un paese che certo non manca di acqua, di vento e di scarti provenienti dalla lavorazione del legno. A favorire un quadro di questo genere contribuiscono il fattore culturale, l’assenza di un’industria automobilistica domestica e un reddito molto alto – la Norvegia è il sesto paese al mondo per il PIL procapite con oltre 68mila euro – ma ancora una volta il fattore decisivo è la disponibilità del singolo cliente ad aprire il proprio portafoglio. Il norvegese che decide di comprare un’auto elettrica sa che non pagherà l’Iva (25%), né la tassa di possesso e d’importazione, inoltre avrà gratis le autostrade e i traghetti che servono a passare da un lato all’altro dei fiordi.
Non si pagano neppure i parcheggi e si possono usare le corsie preferenziali riservate a taxi e mezzi pubblici. Insomma un pacchia che fa sorgere una domanda: come è finanziato tutto questo? La risposta ce l’ha data Petter Haugneland. «Abbiamo un meccanismo di bonus-malus che penalizza le auto che consumano e inquinano di più fino a triplicarne il prezzo – afferma il Communication Manager della Norwegian EV Association – e con questo denaro il governo finanzia il regime fiscale che favorisce l’auto ad emissioni zero. Ovviamente queste politiche servono a gestire una transizione e non dureranno per sempre. Nel 2020 il governo le rivedrà in base alla situazione, ma noi pensiamo che per il 2025 l’auto elettrica avrà un prezzo accessibile per tutti e un’autonomia di almeno 400 km. Dunque non ci sarà più bisogno di incentivi». Ma la scossa c’è già stata.
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