Cosa accade nella testa di un pilota quando capita un evento del genere?
«Ogni pilota, ogni uomo fa storia a sé. Ho apprezzato tantissimo l’approccio di Rossi. Non ha nascosto la sensazione di pericolo provata, anche quando è entrato ai box. Aver reso manifesto questo pericolo gli ha permesso di rielaborarlo, e di poter correre una gara “normale”. Attenzione però: per lui non è stata una corsa normale. Ad esempio: anche Fabio Quartararo, per citare un pilota, ha visto, ha percepito l’incidente, ma non lo ha vissuto».
La variabile tra una persona comune e un professionista del genere può essere legata a un certo tipo di allenamento mentale?
«In realtà, per Valentino, la parte psicologica ha un valore naturale, non tanto “costruita”. Valentino è come Marquez, è naturalmente forte a livello psicologico. Ci sono poi altri piloti che invece si sono legati a psicologi e mental coach, come Andrea Dovizioso ad esempio. E le dico, se Vinales - un altro che ha vissuto quell’incidente in quella maniera - facesse lo stesso percorso di Dovizioso, sarebbe un cliente ostico da battere».
Eppure, in conferenza stampa - seppur telematica - Valentino è sembrato scosso dall’accaduto...
«Certamente, ma la paura scatta in maniera immediata e si instilla subito. Paradossalmente dunque, la risposta a caldo poteva essere di chiusura fin dal momento in cui è rientrato ai box e ha rivisto le immagini. Il suo comportamento in gara ed il suo risultato ti fanno capire come si sia resettato immediatamente. Ha chiuso a 3 decimi da Binder, e senza il duello iniziale con il sudafricano, avrebbe magari potuto lottare per il podio».
C’è poi la questione “a freddo”. In questi giorni potrebbe riaffiorare la paura?
«Sicuramente prima della prossima gara, Valentino ne parlerà con il suo staff, i suoi amici, i suoi affetti. Ci sarà una sorta di analisi, ma la risposta più grande l’ha data immediatamente in pista. Dunque, se mi sta chiedendo se questo episodio possa fargli cambiare idea per il 2021, direi di no».
Nel fine settimana c’è stata anche la caduta di Evenepoel al “Lombardia”. Come riuscirà a reagire il giovane belga?
«Ho visto la caduta ed anche in quel caso bisogna parlare di fattori esterni. Fortuna, miracolo, non so. Sarà interessante come approccerà il suo recupero. In questi casi la soluzione migliore è quella di usare la “visualizzazione” come strumento. Visualizzare delle potenziali situazioni, in una situazione controllata per far comprendere al meglio al proprio cervello l’accaduto, per metabolizzare al meglio. Anche perché, se non si affronta questo tipo di lavoro, una volta tornati in sella serve riavere fiducia. Non ci si può permettere di andare incontro ad un’ansia premonitoria». Leggi l'articolo completo su
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