Lauda, in centinaia per l'addio: seppellito con la tuta Ferrari, sulla bara il casco
Bionda, occhi azzurri, sempre sorridente, Jessi aveva ripreso a guidare la sua auto a reazione nell'ottobre del 2018 per migliorare il suo record, che non era stata convalidato ufficialmente per un problema meccanico ma con cui di fatto aveva battuto un primato che durava da 48 anni: i 495 km/h di Lee Breedlove. Ma il suo obiettivo era quello di battere anche il primato della 'donna più veloce del mondò, stabilito nel 1976 dalla stuntwoman americana Kitty ÒNeil, che nello stesso deserto d'Alvord aveva superato gli 825 km/h, a bordo però di una vettura a tre ruote.
Dopo essersi laureata al Wyoming technical college con una tesi sulla fabbricazione automobilistica, Jessi si era fatta strada come pilota in varie gare, costruttrice di vetture e anche come ospite e conduttrice di parecchie trasmissioni tv legate al settore: «Overhaulin», «Xtreme 4x4» e nel 2009, due anni dopo un incidente alla spina dorsale con un pezzo di macchinario, «MythBusters». «Le persone che la amavano e la seguivano erano diventate una famiglia, tutti legati insieme dall'avventura e dalla passione. I suoi fan l'adoravano e lei viveva per ispirarli», ha scritto in un comunicato la sua famiglia. Leggi l'articolo completo su
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