È la fotografia scattata dall’Osservatorio Auto Findomestic 2017 sul mercato automobilistico mondiale per cui «alla base della ripresa» c’è il rapporto indissolubile tra consumatori e auto, un bene che ancora oggi suscita forti sentimenti e forti passioni. Per l’88% degli oltre 8500 consumatori intervistati in 15 Paesi l’auto rimane uno strumento indispensabile, percentuale che sale al 90% per il mercato italiano. Poi ci sono il senso di libertà, per l’88% degli automobilisti nella media mondo e per l’87% degli italiani, e il risparmio di tempo che l’auto garantisce secondo il 93% degli italiani e mediamente degli automobilisti internazionali. Inoltre l’83% degli italiani dichiara di amare stare al volante (84% internazionale). Giappone (66%) e Stati Uniti (69%) mostrano maggiore indifferenza.
Secondo l’indagine «l’automobile gode di ottima salute e ha un’immagine molto positiva, con il 90% di consensi in Italia e nel mondo» nonostante le polemiche legate ad emissioni o inquinamento. Inoltre l’auto continua ad essere un simbolo di affermazione sociale per il 18% degli italiani; un valore sopravanzato solo dalla casa (36%). Anche per questo, nel nostro Paese, il 38% del campione è disposto a spendere «un pò di più» per comprare una bella auto che soddisfi l’aspetto edonistico e lo rappresenti agli occhi degli altri. A livello internazionale il 47% non bada a spese per l’acquisto dell’auto che più gli piace (93% in Cina, 71% in Turchia, 66% Brasile).
Tendenza evidenziata - per l’Osservatorio - dal crescente peso assunto in Italia dai Suv, la cui penetrazione sul totale dell’immatricolato è passata nel periodo 2010-2016 dall’11% al 27%, e dai marchi Premium dall’11 al 15%. A livello internazionale i Suv raggiungono il 42% negli Usa e il 33% in Cina, i Premium raggiungono l’incidenza massima in Germania (31%) e Regno Unito (30%). Infine secondo i consumatori, la prossima auto dovrà essere soprattutto sicura (63%), capace di assistere il conducente nella guida (44%) e connessa (24%); solo il 15% ricerca le prestazioni e tra i 18-34 anni il 18% le ritiene indispensabili.
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