È un debutto difficile quello del nuovo amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles cresciuto all’ombra di Marchionne fino a prenderne il posto, sabato scorso, quando si era capito che le condizioni dell’italo-canadese erano irreversibili e che non sarebbe più tornato al lavoro. «Il rapporto tra noi - sottolinea - era basato sulla focalizzazione degli obiettivi e, cosa più importante di tutte, sul rispetto». Oltre che sulla «trasparenza», la stessa con cui ammette che il secondo trimestre 2018 «è stato difficile» per l’azienda proprio come «aveva detto Marchionne», di cui conferma gli impegni presi. Quello del «debito zero» e quello di avere le «condizioni per continuare a essere solidi e indipendenti».
«Possiamo avviare collaborazioni - osserva Manley - ma siamo focalizzati sull’indipendenza e sull’attuazione del piano». Le strategie, dunque, restano quelle illustrate da Marchionne a Balocco, meno di due mesi fa, l’ingegnere inglese al suo fianco in qualità di responsabile del marchio Jeep. Già allora Manley era uno dei candidati alla guida della casa automobilistica, ma era impensabile che avvenisse con questa velocità. E, soprattutto, a causa della morte di Marchionne. Leggi l'articolo completo su
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