In breve, la Racing Point non poteva utilizzare gli stessi condotti freno della Mercedes 2019, di cui l'attuale macchina è apparsa un vero e proprio clone sin dai test invernali. I cosiddetti brake ducts per questa stagione sono entrati infatti nelle "listed parts", le componenti che ogni scuderia deve progettare in autonomia, o al massimo delegare a un fornitore esterno, ma in vista di un impiego esclusivo. Racing Point ha sostenuto di aver acquistato dai campioni del mondo le prese freni prima del cambio di normative, quando era ancora consentito, utilizzandole poi come base di un redesign. Ha però ricevuto i dati CAD, facendo considerare la Mercedes come effettivo costruttore del pezzo. Le prese anteriori sono state considerate una accettabile evoluzione di quelle della RP19, ma non quelle posteriori.
Il team di Lawrence Stroll avrà comunque una dispensa per mantenere l'attuale configurazione, dato che i commissari sono coscienti della difficoltà di ripensare da zero questi pezzi, e trovando irrealistico che vengano dimenticate le conoscenze acquisite. La sanzione è servita proprio a neutralizzare il potenziale vantaggio ottenuto, ad esempio liberando risorse da sfruttare in altre aree della monoposto. La Racing Point può comunque presentare appello e ha tempo fino a domani mattina per avviare la procedura. La questione non è quindi da considerare del tutto chiusa, e in ballo c'è la filosofia tecnica della Formula 1: in caso di sentenza ribaltata, potrebbe essere sdoganato il concetto di "auto clienti" a cui si oppone la stessa Renault, ma non è l'unica ad essere contraria. Comunque vada, sembra plausibile che le regole vengano affinate per evitare ulteriori interpretazioni al limite. Come detto, cambia la classifica costruttori: la Racing Point scivola al sesto posto con 27 lughezze, invece di 42, passando dietro (guarda caso) alla Renault a quota 32. Leggi l'articolo completo su
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