Un “modo” nuovo dunque di proporsi all’opinione pubblica raccontando quello che è in pentola del più grande costruttore del pianeta e che – a dire il vero – di pentole ne ha diverse perché nelle proprie fila annovera dall’Audi alla Seat, dalla Skoda alla Bugatti, dalla Bentley alla Lamborghini e alla Porsche. Per una varietà così ampia una sola pietanza non è sufficiente e, per questo, ci sono 49mila persone che lavorano in 37 centri di ricerca e sviluppo sparsi nel mondo e che stanno preparando per il 2025 oltre 80 nuovi modelli elettrici ed ibridi plug-in prevedendo per il 2030 una gamma totale di 300 modelli, ognuno dei quali avrà una versione elettrica. Ma la nuova mobilità non è fatta soltanto di nuove forme di propulsione, è molto di più: vuol dire intermodalità tra vari tipi di veicoli, automobili da condividere ed utilizzare piuttosto che da possedere, perfettamente inserite nell’Internet delle cose e capaci di guidarsi da sole riducendo traffico, inquinamento e aumentando il benessere e la sicurezza di tutti.
In questo senso, MoDo non racconta solo quello che fa il Gruppo Volkswagen, ma lo sforzo di un’industria intera chiamata a mettere in campo vecchie e nuove tecnologie per permettere a tutti di muoversi anche in futuro. Lo strumento principe sarà ancora l’automobile, un oggetto che – volente o nolente – continuerà a servire a tutti, che vuole significare ancora libertà e fascino e che vuole essere ancora protagonista della vita e della società. Perché il futuro arriverà e qualcuno deve pur prepararlo. Leggi l'articolo completo su
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