Il motto della squadra è “race to innovate”, gareggiare per innovare appunto. Che nella declinazione della casa britannica di proprietà indiana (Tata) vuol dire in qualche modo anche “ispirare” gli ingegneri. Perché la Formula E altro non è che un laboratorio tecnologico per il futuro elettrico delle auto di serie, oltre che una vetrina nel cuore delle città e metropoli dove si corre.
Barclay si dice soddisfatto dei risultati ottenuto finora: «Tra Hong Kong, che è stata la nostra prima gara, e Parigi abbiamo già fatto molti progressi», aggiunge Barclay. La scuderia ha 19 punti, gli stessi che hanno i cinesi del Faraday Future Dragon Racing ed uno in più dei monegaschi di Venturi, di cui la star hollywoodiana Leonardo Di Caprio è il co-fondatore. Dopo essere andato in bianco nei primi tre ePrix, da Città del Messico in poi il team Panasonic Jaguar ha sempre mosso il tabellino.
Il protagonista assoluto è stato il giovanissimo Mitch Evans. Il 22enne neozelandese ha conquistato 15 punti, sfiorando addirittura il podio nella prova messicana, che ha chiuso in quarta posizione. Non a caso Barclay vede un «grande potenziale». A parte il costruttore, crede in lui anche Mark Weber, l'australiano protagonista in Fornula 1 (ha vinto 9 GP) e nel World Endurance Championship (campione del mondo 2015), che è il suo mentore automobilistico. Evans si è poi classificato decimo a Monaco e nono a Parigi. Il 33enne britannico (dell'Irlanda del Nord) Adam Carrol ha contribuito alla “causa” con l'ottavo posto di Città del Messico, la sola gara in cui entrambi i piloti siano andati simultaneamente a punti. Entrambi sono debuttanti nella Formula E.
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