È una gara speciale che porta con sé un turbine di interessi e di eventi da curare al meglio: test, interviste, fotografie e poi la parata in città, una serie di briefing tecnici da seguire, sessioni di guida diurne e notturne. La gara di Le Mans è un campionato concentrato in meno di due settimane, in cui si dorme poco, si lavora tanto e si provano emozioni che nessun’altra corsa permette di vivere. Però è qualcosa di unico, che è simile a una droga: una volta che la provi rischi di diventarne dipendente.
È un evento, non è una gara: anche il pubblico non è quello delle altre corse, è speciale, fatto di famiglie intere, qualcosa che ti fa piacere e che ti coinvolge e che, purtroppo, si vede sempre di meno sui circuiti. A Le Mans ci sono tanti aspetti diversi che possono catturare l’interesse degli appassionati. Per i bambini poi è bellissimo, qualcosa da ricordare a lungo, una grandiosa avventura che permette anche ai ragazzini di incontrare grandi piloti e di farne dei miti, di vedere le vetture da vicino, mitiche ai loro occhi, così lucide, piene di colori e di forza! Poi c’è la ruota panoramica, un giro in notturna è imperdibile, il kartodromo e anche l’autoscontro.
Da qualche anno gareggio in America con la Ferrari del team Risi Competizione e negli States abbiamo altre due gare iconiche: la 24 Ore di Daytona e la 12 Ore di Sebring. Le Mans è un concentrato di difficoltà come non ce n’è al mondo; anche le regole sono diverse, ogni secondo perso è prezioso e difficile da recuperare. Inoltre la pista è di quelle che non perdonano. Noi sappiamo che uno dei momenti più difficili da affrontare è al mattino, quando ormai metà gara è passata da un pezzo e inizia ad albeggiare. Il sole che sorge fa sì che l’asfalto cambi le proprie condizioni un gran numero di volte nel breve volgere di pochi minuti e il pilota deve avere la capacità di adattarsi ad ogni mutamento.
A Le Mans è più complesso anche il rapporto con i compagni di squadra perché invece che con uno devi interagire con due piloti. Però devo dire che per me quest’anno sarà particolarmente facile dal momento che mi troverò a vivere quest’avventura con Toni Vilander e Pierre Kaffer, ovvero i due piloti con i quali ho condiviso più volte la mia Ferrari negli ultimi quattro anni. Con Toni il rapporto è ottimo da sempre, e il fatto di gareggiare insieme sotto le insegne del team Risi Competizione ci ha avvicinati ancora di più anche sotto il profilo umano. Con Pierre abbiamo fatto squadra nel 2014 e nel 2015.
Credo che siamo un bel gruppo affiatato e possiamo fare bene.
Il nostro team, Risi Competizione, è piccolo ma molto agguerrito, abbiamo probabilmente un budget di gran lunga inferiore a quello dei nostri avversari ma il secondo posto dello scorso anno è la prova che a Le Mans i soldi non sono tutto, e che un team preparato, fatto di persone che ci credono e che ci mettono tutta la propria passione, l’esperienza e la professionalità può vincere questa leggendaria corsa. Giuseppe Risi, il patron della nostra squadra, ancora una volta non ha badato a spese per metterci nelle condizioni di conquistare un altro grande risultato e così la 488 GTE che porteremo in corsa è una vettura del tutto nuova.
Veniamo ai rivali: sono tanti, agguerriti più che mai. La Ford ha dimostrato sia nel campionato americano IMSA che in quello mondiale, il World Endurance Championship, di essere estremamente competitiva; la Corvette la conosciamo bene noi “americani”, è una vettura indistruttibile, che diventa molto temibile, se nelle ultime ore di gara è ancora nel gruppo di testa. La Porsche è una grande incognita: ha portato una vettura nuova e potrebbe essersi nascosta nel WEC. In America invece è stata protagonista sia a Daytona che a Sebring quindi c’è da credere che a Le Mans sarà una delle vetture da tenere d’occhio. L’Aston Martin, infine, non è da sottovalutare soprattutto per il fatto di essere l’unica vettura gommata Dunlop nella classe GTE-Pro, un elemento che può fare in qualche modo la differenza.
Io, Toni e Kaffer siamo pronti a scendere in pista per inseguire un sogno che per scaramanzia preferisco non esplicitare, vi basti sapere che è un sogno ricorrente e che è già diventato realtà per due volte… Ricordo bene le edizioni del 2012 e del 2014, ricordo quell’adrenalina mista a gioia che ti pervade quando inizi l’ultimo giro. Sono tre minuti lunghissimi, che non finiscono mai perché, come ha insegnato la Toyota l’anno scorso, a Le Mans non è finita finché non è finita. Quindi “in bocca al lupo” anche agli altri piloti della Ferrari: il mio amico James Calado, Alessandro Pier Guidi e Lucas Di Grassi e poi Davide Rigon, Sam Bird e Miguel Molina. Li avverto però, state dietro alla 488 GTE numero 82, non provate a sorpassarla!
Infine un incoraggiamento di cuore anche agli equipaggi Ferrari impegnati nella classe GTE-Am, che sono ben otto e fanno sì che il nostro marchio sia il più rappresentato in corsa. Che altro dire? Sono molto fiero di essere un pilota Ferrari e spero che domenica ci sia qualcosa da celebrare tutti insieme. Speriamo bene!
Leggo.it