Correre due contro uno poteva essere un vantaggio, ma certo non bastava per intimorire quel diavolo di Hamilton e la sua velocissima Stella. Su quella ferita Mercedes, però, gli strateghi di Maranello hanno iniziato a lavorare studiando una tattica per togliere tranquillità a Lewis. Sul tavolo ci sono molti aspetti che indicano come il bicchiere sia mezzo pieno. È vero, in Q3 il distacco è stato di oltre sei decimi, ma tutti sostengono che il britannico ha fatto un giro da leggenda, mentre in casa Ferrari Kimi è stato più veloce di Seb. Se il tedesco fosse stato più rapido del finlandese come di solito avviene, il divario sarebbe stato più contenuto.
Raikkonen si trova molto a suo agio con la SF71H e lo ha dimostrato anche in corsa quando alla seconda curva ha attaccato il leader e con il passo gara nella prima parte migliore di quello di Vettel. Altro punto forte su cui puntare è l’armonia del team. La strategia differenziata ha premiato Sebastian, ma Kimi, che è un ragazzo sveglio, non ha pensato nemmeno un attimo di essere stato sacrificato. A differenza di quanto avvenuto lo scorso anno a Montecarlo e a Budapest, dove il tedesco qualche aiutino dal muretto lo ha avuto, a Melbourne era evidente che il pit stop anticipato doveva effettuarlo Kimi altrimenti non sarebbe scattato il “marcamento”. In Mercedes si sono lamentati del non perfetto funzionamento del software che secondo Toto Wolff non li ha avvisati del rischio di perdere la testa con la Vsc. In realtà non sarebbe cambiato nulla poiché la squadra di Stoccarda non aveva alcuna chance per poter reagire. A far sorridere gli uomini del Cavallino c’è anche l’aumentata velocità di punta della nuova Rossa che era uno dei punti deboli del 2017 e l’ampio margine di sviluppo.
La SF71H si infila meglio nell’aria anche perché ha allungato il passo e per i tecnici di Maranello era la prima volta in gara con un interasse tanto lungo, quindi ci sono ampi margini per migliorare gli assetti. Il passo lungo ha anche allontanato dalle pance i vortici generati dalle ruote e un miglior raffreddamento potrebbe incrementare l’affidabilità in una stagione in cui le power unit devono durare sette weekend. A fare un po’ preoccupare c’è invece il fatto che a Melbourne è dura superare e quindi nel finale Hamilton sarebbe potuto andare più forte (Lewis ha negato...). Quando il britannico si è staccato di qualche secondo ha immediatamente recuperato con autorità. Anche le performance della Red Bull di Ricciardo potrebbero essere un segnale che il ritmo della Rossa non fosse poi così stratosferico. Dopo il rientro della safety car l’australiano è stato sempre con il fiato sul collo di Kimi insidiandogli il terzo posto, ha segnato il giro più veloce in gara ad oltre 220 km/h di media ed è arrivato al traguardo non molto staccato da Sebastian (solo 7 secondi). Il suo compagno Verstappen ha deluso chiudendo sesto dietro ad Alonso, ma pare avesse il fondo danneggiato dall’inizio per aver spanciato su un cordolo.
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