È la prima operazione conclusa da Manley che, con il presidente John Elkann, ha raggiunto un accordo importante per lo sviluppo futuro dell’azienda, vero gioiellino della componentistica, ma anche per Fca che incassa 6,2 miliardi di euro. Una cifra rilevante che servirà anche per realizzare il piano industriale per gli stabilimenti italiani dell’ auto, a partire da Mirafiori e Pomigiliano. Investimenti che saranno illustrati ai sindacati - non si sa ancora se ci sarà Manley o toccherà al neoresponsabile delle attività europee Pietro Gorlier e al numero uno delle relazioni sindacali, Pietro De Biasi - a fine novembre: il 29 a Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri, il 30 alla Fiom. Il passaggio di mano della Magneti Marelli è stato al centro di un incontro fra i sindacati e la direzione aziendale a Corbetta (Milano). «Non sussiste alcuna sovrapposizione produttiva in Italia e in Europa che metta a rischio l’occupazione nelle fabbriche Magneti Marelli» assicurano Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione Quadri.
«Calsonic - sottolineano - è forte in ambiti diversi e Magneti Marelli avrà più risorse e occasioni, per investire nell’ambito dell’elettronica e della elettrificazione, soprattutto sui mercati asiatici dove ha sempre fatto fatica ad essere presente». «Prendiamo atto delle affermazioni fatte a un tavolo ufficiale e continueremo a monitorare la situazione. Resta il fatto che un altro pezzo di eccellenza italiana e della filiera industriale passa in mano straniera e il cuore del gruppo sarà in Giappone», commenta Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Torino, città in cui la Magneti Marelli ha 3.200 dipendenti. Leggi l'articolo completo su
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