«Quanto emerso dalla votazione - osserva - produrrà un impatto pesantemente negativo sull'occupazione in tutta la filiera produttiva automotive, forzando l'industria a mettere in atto una radicale trasformazione in tempi record e in assenza di un adeguato quadro di condizioni abilitanti per la transizione verso una mobilità a impatto zero, che non tiene in alcun conto il principio di neutralità tecnologica. Transizione che, peraltro, richiederebbe il coinvolgimento di più soggetti, sia per la realizzazione delle necessarie infrastrutture di ricarica, sia per arrivare ad una proposta accettabile da parte del mercato». Nervo osserva che «le infrastrutture di ricarica sono fortemente carenti in Europa e in Italia, fattore che, insieme ai costi ancora elevati dei veicoli elettrici, mette in difficoltà anche i consumatori».
«La speranza - conclude Nervo - è che il governo italiano esprima una posizione di equilibrio tra l'esigenza di decarbonizzazione e la sostenibilità della filiera industriale, sostenendo la proposta iniziale della Commissione europea in occasione del prossimo Consiglio 'Ambiente' il 9 ottobre, e adoperandosi per la salvaguardia di un settore - 5.700 imprese, più di 253.000 lavoratori (di cui 66.000 impiegati per produrre veicoli a combustione interna e loro motori, e circa 14.000 nella produzione di trasmissioni, sistemi di scarico e sistemi ausiliari) - che negli ultimi anni ha trainato la ripresa economica del nostro Paese». Leggi l'articolo completo su
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