Il circuito di Shanghai, con il lungo rettifilo opposto aveva accentuato la penalità delle Toyota, rendendo alle vetture giapponesi molto difficili i sorpassi nei confronti delle LMP2 (che hanno tutte avuto una velocità di punta maggiore rispetto alle TS050 ibride) e persino nei confronti delle GT. A Sakhir, le cose non sono cambiate più di tanto in quanto la Rebellion ha conquistato la pole con Bruno Senna mentre seconda si è piazzata la Ginetta di Ben Hanley. Le Toyota si sono ritrovate in terza e quarta posizione, sempre costrette a “lavorare” sotto regime. Ma in gara, alla prima curva dopo la partenza, il terzo pilota della Ginetta, Charlie Robertson, ha pensato bene di urtare la Rebellion di Senna (condivisa con Nato e Menezes), lasciando pista libera alle Toyota. Sia la Ginetta sia la Rebellion hanno perso tempo ai box e così le vetture giapponesi sono tornate a dettare legge, seppur penalizzate ingiustamente nelle prestazioni assolute.
Nella classe GTE invece, il successo è andato alla Aston Martin Vantage dei danesi Sorensen e Thiim che hanno battuto la Ferrari di Rigon-Molina: quest’ultimo ha subìto una penalità che si è rivelata decisiva. Rigon, nelle battute finali, ha recuperato il secondo posto superando l’altra Vantage di Lynn-Martin. Quarta la seconda Ferrari affidata a Calado-Pierguidi mentre Bruni-Lietz con la Porsche ufficiale si sono piazzati quinti. Un peccato per il romano Bruni, poleman di classe in qualifica, che ha perso il podio e forse anche la vittoria per una foratura. Leggi l'articolo completo su
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