Auto, con rivoluzione green troppo veloce a rischio 70.000 posti. Aziende e sindacati, servono misure. Governo, impegno per filiera

Un'auto elettrica in ricarica

TORINO - Una transizione green troppo rapida nel settore auto come quella prevista dall’Unione Europea, mette a rischio tra i 60.000 e i 70.000 posti di lavoro nelle aziende della componentistica che non sono attive nell’elettrificazione e oggi hanno 200.000 dipendenti. I numeri dell’Anfia danno le dimensioni della situazione difficile del settore, già alle prese con chiusure di fabbriche e licenziamenti. Aziende, associazioni di settore e sindacati fanno fronte comune e chiedono al governo strumenti per evitare contraccolpi pesanti. È questo il quadro che emerge dalla riunione al Mise del gruppo Aspetti produttivi e industriali istituito nell’ambito del tavolo automotive e presieduto dal viceministro Gilberto Pichetto.. «Le aziende che sentiranno l’impatto sono tra il 20 e il 40% delle 2.200 che producono componenti in Italia», spiega il direttore dell’Anfia, Gian Marco Giorda. «il nostro obiettivo è che il prezzo da pagare non ricada sulle spalle delle famiglie e delle categorie industriali più in difficoltà. Il governo ritiene fondamentale che il rispetto del principio di neutralità tecnologica, vale a dire la transizione verde della mobilità, debba essere sostenibile anche da un punto di vista industriale, infrastrutturale e sociale», spiega Pichetto.

«Il Governo si impegna a rilanciare lo sviluppo di tutta la filiera automotive» assicura la viceministra allo Sviluppo Economico Alessandra Todde rispondendo all’interrogazione dei parlamentari del Pd Benamati, Bonomo, Manca, Soverini e Zardini. Preoccupati i sindacati già alle prese con i contraccolpi sull’occupazione. «Chiediamo con urgenza un piano di investimenti pubblici che aiuti la filiera produttiva a riconvertirsi. Salvare l’industria dell’ auto significa salvare l’economia» afferma Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm,.« Ô necessario recuperare il tempo perso negli ultimi anni altrimenti il rischio delocalizzazioni e chiusure è sempre più concreto. Se non si fermsno i licenziamenti si aprirà una stagione di conflitto» spiegano Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive e Walter Schiavella, coordinatore Area Politiche Industriali per la Cgil. «Per il 2035 gli standard ambientali devono rimanere un fattore di incentivo e non distruttivo per l’industria. La transizione deve essere accompagnata con degli step e non può essere accelerata drasticamente» aggiunge Sara Rinaudo, segretario nazionale Fismic Confsal. «È emersa con evidenza la drammaticità della situazione. i sindacati e gli imprenditori hanno fatto fronte comune per chiedere al governo strumenti per governare la transizione», sottolinea Ferdinando Uliano, segretario nazionale della FIm.

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