Tutte le settimane cambia tipo di competizione. Ha bisogno di approcci mentali differenti?
«No, prendo ogni gara così come la vita normale, in modo molto competitivo. Quando torno a casa, gioco a ping pong per distruggere il mio avversario oppure a calcio cercando di dare il massimo contributo alla mia squadra. È la stessa differenza che c’è tra correre in Formula 1 o in una gara di durata. Con le monoposto, entri in vettura, abbassi la visiera e corri contro tutti. Nell’Endurance non è questione di prestazione pura, perché è tutto così imprevedibile, ma di massimizzare e rendere costanti le prestazioni per tutte le auto con tutti i piloti e arrivare alla fine condividendo i rischi, i sacrifici e i meriti con i tuoi compagni».
Come cambia lo stile guida tra una F1 e una LMP1?
«È completamente differente perché con la LMP1 non puoi attaccare ogni curva, ma devi ottimizzare la frenata e la velocità di percorrenza oltre a tenere conto del traffico, delle auto più lente nella notte e delle continue variazioni di prestazioni della vettura nell’arco della gara».
Che differenze ci sono tra l’ibrido della F1 e del WEC?
«Il sistema ibrido è concettualmente simile, ma la LMP1 è ancora più sofisticata per l’elettronica e il controllo di trazione che in Formula 1 sono vietati. Le 4 ruote motrici poi ti tirano fuori dalle curve dandoti una sensazione incredibile di potenza».
Come si trova con i suoi compagni del team Toyota Gazoo e come è il metodo di lavoro?
«Ci sono da studiare e condividere moltissime informazioni che mi arrivano a tutte le ore del giorno e della notte. E dovrò trovare del tempo anche per prepararmi alla 500 Miglia di Indianapolis! Il rapporto con i compagni è completamente diverso perché con loro condivido la stessa vettura e ogni granello di asfalto percorso. Nel team comunque si lavora bene e c’è un grande spirito».
Ha provato Le Mans solo al simulatore. Qual è la curva che le piace di più?
«Penso che le Porsche siano le curve più impegnative, ma anche la Indianapolis mi piace e non vedo l’ora di affrontarle tutte dal vero».
Quando si è innamorato della 24 Ore di Le Mans?
«Il mio amico Antonio Garcia (vincitore a Le Mans 3 volte nella classe GT) mi aveva parlato di questa gara, di quanto fosse speciale. Poi, nel 2014 sono andato a dare il via, ho visto l’atmosfera, il calore della gente, le macchine e sono stato conquistato. Da allora ho provato a correre a Le Mans e nel 2015 ci sono andato vicinissimo portandomi un grosso ripianto per tanto tempo, perché al mio posto andò Nico Hulkenberg che vinse al primo tentativo. Ci ho riprovato anche i due anni successivi ed ero quasi rassegnato, ma poi è arrivata la possibilità e l’ho presa».
Meglio vincere il campionato o Le Mans?
«Vincere Le Mans. E poi c’è la 500 Miglia di Indianapolis. Mi sto già preparando e seguendo il lavoro del mio team. Per ora, non posso raggiungerli, ma non vedo l’ora di provare».
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