LA BATTAGLIA
In pochi giorni il 51enne sentì una serie di specialisti. Univoci i consigli: «Solo il professor Lorenzo Capussotti, pioniere della chirurgia oncologica-epatica in Italia - gli dissero - può dire se c'è ancora una speranza». L'ospedale di Feltre contattò il luminare, all'epoca direttore all'ospedale Mauriziano di Torino e partì il viaggio della speranza. «Capussotti confermò il quadro clinico. Decise di fare un tentativo perché altrimenti mi sarebbero rimasti 6 mesi di vita». E a quel punto il professor Capussotti decise di mettere in campo tutte le possibili competenze. «Siccome provenivo da Treviso - aggiunge il professionista - da Torino decisero di collaborare con l'equipe del professor Nicolò Bassi del Ca' Foncello e col suo aiuto Marco Massani. E con loro Giovanni Rosti, all'epoca primario di Oncologia di Treviso». Un pool di specialisti al quale si aggregherà Nicola Fazio, all'epoca direttore dell'Oncologia Gastro Intestinale dello Ieo di Milano.
LE OPERAZIONI
Contro quel tumore unirono le forze i medici degli ospedali di Torino, Milano e Treviso. «Seguirono tre interventi - dice l'avvocato - che vennero affidati al dottor Massani. Il successo sembrò totale. Ma quasi subito venne individuata una nuova lesione, quasi irraggiungibile. E il dottor Massani riprese in mano i ferri. Il tumore fu raggiunto ed eliminato, ma non per la parte più nascosta. Ci provò allora il professor Marcus Diüx dell'ospedale di Francoforte. Inutilmente. A quel punto Capussotti chiamò tutti a raccolta».
LA TRAGEDIA
Mentre si sta decidendo chi entrerà in sala operatoria, un infarto si portò via il luminare: aveva 67 anni. «A operarmi al Ca' Foncello fu il dottor Massani. E se io oggi sono qui a raccontarlo lo devo a lui e alla collaborazione tra medici di diversi ospedali. Una storia - conclude il legale - che è un esempio di collaborazione positiva tra ospedali d'eccellenza. Questi 7 anni, per me, sono stati un'eternità ma grazie a bravi professionisti è stato raggiunto un traguardo inimmaginabile quando, nel 2012, mi diedero 6 mesi di vita. E non parlo solo dei medici, ma anche di infermieri e collaboratori». Leggi l'articolo completo su
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