Sofia Stefani, il fidanzato Stefano: «Troppo complicato da sopportare». La morte della compagna e la scoperta della relazione con il vigile

La famiglia della 33enne è sicura: "Gualandi l'ha uccisa volontariamente"

Sofia Stefani, il fidanzato Stefano: «Troppo complicato da sopportare». La morte della compagna e la scoperta della relazione con il vigile

La morte di Sofia Stefani è un caso di femminicidio? Per la famiglia della 33enne ex vigilessa, non ci sono dubbi. «Siamo di fronte - dice invece l'avvocato Andrea Speranzoni, per conto dei genitori della vittima - a un grave caso di omicidio che ha portato via ai suoi cari e a tutta la comunità una giovane vita che guardava al mondo con fiducia e speranza e che ha trovato la morte in un luogo che per sua natura dovrebbe essere sicuro. Ora i familiari sono distrutti ma anche consapevoli della necessità di andare fino in fondo nel raggiungimento di verità e giustizia».

 

Il fidanzato rompe il silenzio

 

Raggiunto dal Corriere della Sera, ha detto le prime parole sulla vicenda anche Stefano, il fidanzato storico di Sofia Stefani. «Un po’ di tempo per rimettere insieme tutto perché, per la vita normale di persone normali, è davvero tutto troppo complicato da sopportare», ha detto. La 33enne aveva una relazione parallela con Giampiero Gualandi, accusato adesso di omicidio volontario e detenuto in carcere. Il Gip Domenico Truppa ha rilevato gravi indizi di colpevolezza nei suoi confronti, evidentemente non ritenendo, almeno per il momento, credibile la sua versione dei fatti, nella quale ha continuato a sostenere la tesi del tragico incidente. 

 

Il biglietto lasciato fuori dal comando dei vigili

 

«Carissima Sofia, nostra unica figlia e amata compagna, dove sei ora? Dopo essere stata violentemente costretta ad abbandonare la vita che generosamente e spassionatamente amavi». Sono le parole apparse su un biglietto vicino a fiori, lasciati fuori dal comando di Anzola Emilia dai genitori e dal fidanzato di Sofia Stefani, 33enne uccisa da un colpo di pistola sparato dalla pistola di ordinanza dell'ex comandante Giampiero Gualandi, attualmente in carcere. «Sappi che l'amore da cui sei nata perdura e continua a crescere anche nella insopportabile cornice della tua scomparsa. Una vita intensa ma breve la tua, capace di gioire, amare, forse disprezzare, ma non di odiare. Una vita la cui assenza, per chi l'ha intrecciata a sé, è incolmabile. Sarai sempre con noi e ti ameremo senza tempo», prosegue la lettera.

 

La difesa di Gualandi: un incidente

 

È contestato nel capo di imputazione che la povera Sofia, a cui dobbiamo tutti portare rispetto, non accettava la fine della relazione ed era molto arrabbiata rispetto a questa cosa. Ha mandato messaggi reiterati», ha detto ai giornalisti in tribunale l'avvocato Claudio Benenati, difensore dell'indagato.

Il legale ha spiegato che giovedì pomeriggio la giovane donna sarebbe piombata all'improvviso al comando di Anzola, dove Gualandi lavora. «Lui non sapeva che lei stesse arrivando». A quel punto, «tutto è durato tre minuti», da quando la 33enne è entrata in ufficio alla chiamata ai soccorsi. La ricostruzione difensiva è che tra i due ci sarebbe stata una piccola colluttazione e che dalla pistola di ordinanza di Gualandi, arma che lui aveva in ufficio per pulirla, così da poter fare le esercitazioni al poligono come da programma, è partito uno sparo per sbaglio. E perché la pistola era carica se doveva pulirla? «È uno dei problemi di questa vicenda», ha ammesso l'avvocato.

La responsabilità colposa dell'assistito, ha aggiunto, non è in discussione. Quello che è in discussione è l'intenzionalità. «Facciamo tutti gli accertamenti tecnici, la perizia balistica, ma non diamo per assodato e per certo che qui siamo di fronte ad un omicidio volontario», ha ripetuto.

 

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