Segregavano il figlio 11enne in una stanza senza letto nè bagno: 8 anni di carcere per genitori e zia

I fatti risalgono al 29 giugno del 2019 quando il piccolo aveva deciso di chiedere aiuto ai carabinieri

Sentenza definitiva per i genitori e la zia di un bambino 11enne che, per punizione, veniva segregato in una stanza al buio senza viveri nè altro

Un castigo crudele. Per punizione, rinchiudeva per lunghi periodi il figlio di 11 anni in un stanzino al buio, senza letto e bagno. Condannati a 8 anni di carcere i genitori e la zia del piccolo: una sentenza definitiva che chiude l'orrore iniziato nell’estate del 2019 dalla casa di famiglia ad Arzachena, in provincia di Sassari.

 

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La suprema corte ha confermato l’impianto accusatorio emerso dal secondo grado di giudizio e ha convalidato la pena di otto anni, emessa nel marzo dello scorso anno al termine del processo davanti alla Corte d'appello di Sassari, che a sua volta aveva deciso di non modificare la sentenza emessa l’anno precedente dal gup di Tempio Pausania. Rigettati dalla Cassazione i ricorsi dei tre imputati considerando valide le sentenze emesse dai precedenti gradi di giudizio che non avevano concesso ai parenti-aguzzini del piccolo nemmeno le attenuanti.

I genitori del minore e alla zia, che ora sono in carcere, sono accusati di sequestro di persona e di maltrattamenti e sevizie psicologiche nei confronti del bambino, che aveva all'epoca 11 anni.

I fatti risalgono al 29 giugno del 2019 quando il piccolo aveva deciso di chiedere aiuto ai carabinieri componendo il numero 112 e chiedendo aiuto ai militari, perchè impossibilitato a chiamare la zia.

Una volta sul posto, i militari hanno scoperto la tragica verità. Il piccolo era rinchiuso in uno sgabuzzino buio, senza un letto e con solo un secchio a disposizione per i propri bisogni. Ascoltato con l’aiuto di psicologi, il piccolo ha raccontato di continui abusi psicologici, percosse e minacce. Il bambino veniva umiliato e picchiato con un tubo di gomma ma anche costretto ad ascoltare degli audio con voci spaventose, per poi essere segregato.

 

 

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