Davanti al magistrato ha risposto, per circa un'ora e mezza, «a tutte le domande», precisa l'avvocato che ricorda come il giovane autista «qualche giorno prima» dell'incidente - tra il filobus della linea 90 e il camion della raccolta rifiuti dell'Amsa - «aveva avuto lo stesso malore mentre aspettava un turno di scorta, non sa se dovuto a un problema pressorio o di cervicale», passato senza ricorrere al medico. Durante l'interrogatorio gli è stata mostrata «la planimetria dell'incidente e gli è stata fatta riascoltare la telefonata fatta da lui alla centrale operativa», un momento che ha avuto non poche conseguenze emotive. «Ha avuto un mancamento e si è messo a piangere quando ha sentito la sua voce al telefono. Potevamo benissimo aspettare la chiusura delle indagini e capire cosa c'era ma ha preferito rispondere fin da subito».
Il difensore sottolinea che all'autista non gli è stato contestato l'uso del telefono alla guida, la procura lo accusa al momento di condotta imprudente con passaggio al semaforo rosso senza decelerazione, così come non risulta essersi messo alla guida sotto l'effetto di particolari sostanze. «Io so - sottolinea l'avvocato Leotta - che lui non fuma, non fa uso di psicofarmaci e di nulla, aveva cominciato a lavorare da 6-8 mesi e spera ancora di crearsi un futuro. E una disgrazia che purtroppo è successa. Al momento non è stato sospeso da Atm, ma si trova in malattia ha avuto un trauma fisico, zoppica». Il giovane autista, accompagnato dal padre, si è allontanato dal tribunale senza rilasciare dichiarazioni. Leggi l'articolo completo su
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