Effettuati gli accertamenti con Tac e risonanza magnetica, il dottor Abramo ed il proprio staff hanno rilevato che la rimozione della malformazione sarebbe stata pericolosa a causa del grosso rischio di sanguinamento. Per evitare questa eventualità la donna è stata quindi trasferita nella Neuroradiologia all’Ospedale dell’Angelo dove, tramite un micro catetere, sono stati “chiusi” i vasi sanguigni che alimentavano la neoformazione.Al rientro all’ospedale di Portogruaro il dottor Abramo, coadiuvato dal dottor Andrea Zani, con un approccio endoscopico nasale (quindi senza produrre cicatrici deturpanti la faccia) ha asportato la neoformazione fino a spingerla nella faringe estraendola infine, per intero, dalla bocca. Il tutto alla presenza anche del primario della Chirurgia Vascolare, Antonio Zanon, pronto a intervenire in caso di emorragia. Ma grande è stata la sorpresa quando dall’Anatomia Patologica è stata emessa la difficile diagnosi: non si trattava come supposto all’inizio di un tumore di origine vascolare o di una malformazione, bensì di una rinosporidiosi. Leggi l'articolo completo su
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