Le chiamano “Petrol Mafie”. Sono organizzazioni criminali della camorra e della ‘ndrangheta che importano carburante di contrabbando e lo “annacquano” per avere enormi guadagni. Ma chi spera di risparmiare (visto il caro prezzi) in realtà paga a caro prezzo il danno irreversibile che subisce il motore.
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Gli automobilisti finiti nel raggiro
Un fenomeno iniziato nelle regioni vicine alle zone di confine con la Slovenia, dove passano la maggior parte delle cisterne che trasportano i petroli di contrabbando dirette soprattutto a rifornirele pompe bianche, ovvero quelle senza marchio che non appartengono alle grosse compagnie petrolifere. Con i prezzi di benzina e gasolio alle stelle, ora anche nella Capitale si contano tanti automobilisti finiti nel raggiro: più di mille i casi segnalati in pochi mesi, automobilisti rimasti in panne dopo aver fatto un pieno “al risparmio” e poi costretti a denunciare i danni a Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, attivando anche l’Agenzie delle Dogane e dei Monopoli. Il responso delle officine meccaniche nei confronti dei danneggiati è stato per unanime: “carburante misto ad acqua o ad altri additivi”. Stando alle denunce presentate dagli utenti, le vetture a maggior rischio danno sono quelle con il sistema di carburazione senza sensori per il carburante e sistemi iniettivi di protezione, che ne rilevano subito la qualità scadente e segnalano con una spia d’allarme un messaggio d’avaria generica.
I quartieri di Roma più a rischio
Aurelio, Boccea, Casilino, Appio, Laurentino e Salario, senza contare il litorale Nord e l’hinterland di Bracciano le zone dove si sono registrati la maggior parte dei casi.
Secondo chi indaga, ci sarebbe una correlazione tra la massiccia presenza di “pompe bianche” in alcuni territori con una preoccupante escalation di truffe del carburante diluito da parte di alcuni benzinai a autotrasportatori di carburanti senza scrupoli. Infatti la Direzione Distrettuale Antimafia, nei mesi scorsi, ha chiuso una delle più importanti inchiesta sul contrabbando di benzine, che ha portato in carcere 70 persone tra cui anche alcuni esponenti dei Casamonica.
Insomma, il business delle benzine annacquate rischia di rendere più dello spaccio di stupefacenti.
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