Rigopiano, tre anni fa la valanga uccise 29 persone: il ricordo delle vittime FOTO

Rigopiano, tre anni fa la valanga uccise 29 persone: il ricordo delle vittime. Una commemorazione privata, riservata ai soli familiari delle vittime, quella per i 29 'Angeli di Rigopiano'. Sul versante abruzzese dove sorgeva l'hotel inghiottito dalla valanga tre anni fa il 18 gennaio 2017, oggi c'è il sole che ha quasi disciolto la neve caduta nei giorni scorsi. Il totem, realizzato sull'insegna della struttura, quella rimasta intatta, conserva le foto di Marco Tanda, della sua fidanzata Jessica Tinari, di Emanuele Bonifazi, di Linda Salzetta, di Ilaria Di Biase, di Cecilia Martella, di Alessandro Giancaterino, di Valentina Cicioni e di tutti gli altri rimasti per sempre all'ombra delle montagne di Farindola. Una tragedia che colpì tutta l'Italia che seguì in diretta tv le disperate fasi di salvataggio dei superstiti tra le macerie innevate di quel che restava del resort in Abruzzo.




Un anziano passa, bacia la foto di Marco Vignarelli e Paola Timmasini, anche loro morti qui. Don Luca, il parroco che ha presenziato alla cerimonia, ha appena fatto capolino in strada dove una folla di cittadini attende i familiari. Un fiore è stato posato nei punti dove sono state rinvenute le vittime.

 
«Non c'è giorno che io non pensi a Luana ma alla giustizia non credo. Avevo sentito mia sorella due giorni prima, lavorava lì e sulla sua bacheca Facebook aveva scritto che aveva paura. Quando posso seguo le udienze ma è lungo il processo. Aveva 30 anni, aveva solo 30 anni». A parlare all'Adnkronos è William Biferi, fratello di Luana, la giovane giocatrice di calcio a cinque femminile morta il 18 gennaio 2017 nell'hotel Rigopiano dove lavorava come aiuto cuoco. Quel giorno, poco prima che la valanga la sorprendesse, sulla sua bacheca Facebook chiedeva notizie da Bisenti, il suo paese in provincia di Teramo colpito dallo stesso terremoto che le sarebbe costato la vita di lì a poco. «Luà un macello, siamo in trappola - le rispondeva un'amica - Non abbiamo luce, il terremoto ci perseguita e la neve anche». Ma lei pensava a suo fratello, a William, che ha taggato e con cui non riusciva a parlare. «Io non riesco a contattare i miei, nessuno - scriveva - Non so più che fare...». E ancora: «Sono bloccata a Rigopiano con 3 metri di neve, il terremoto». «Tu non hai notizie di mio fratello? Di qualcuno? - l'ultimo messaggio a una amica - Io non riesco a contattarli».

IL PROCESSO
Non è certo che se la Carta di localizzazione del pericolo da valanga (Clpv) fosse stata in vigore il 18 gennaio 2017, giorno della tragedia di Rigopiano, il disastro si sarebbe potuto evitare: è la novità rispetto ad uno degli elementi al centro della maxi inchiesta e del processo che emerge in concomitanza nel terzo anniversario dell'evento che ha causato la morte di 29 persone. Secondo alcuni esperti e fonti vicine alla Regione, il documento di prevenzione non è una carta scientifica e quindi non in grado di prevedere le calamità (come nei terremoti), ma un atto pianificatorio che rappresenta graficamente le località e i territori potenzialmente in pericolo, basandosi però sul parametro di eventi accaduti precedentemente o di tracce lasciate sul terreno. Tanto che in larga maggioranza vengono citati bacini montani e sciistici dove si sono verificate valanghe. In base a questo, Rigopiano non sarebbe stata ricompresa in una eventuale Clpv e quindi non sarebbero scattate misure di prevenzione dettate dal documento in questione.

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