PADOVA - Un vero e proprio
blitz quello che ieri mattina ha portato in via Bassi la polizia locale ed operai del Comune che hanno
sgomberato l'accampamento che si era creato
sul retro dell'ex Casa dei diritti Don Gallo e hanno innalzato una
barriera metallica rendendo
inaccessibile lo spazio dove vivevano una dozzina di
profughi. Il gruppo che dopo lo sgombero dell'edificio, avvenuto il 23 marzo scorso, non aveva trovato un ricollocamento come era accaduto per la quasi totalità degli ospiti. I giovani si erano organizzati e, da subito, avevano issato una piccola tendopoli proprio in un rientro sul retro dello stabile che si affaccia su via Bassi. Dei ripari dove passare la notte e riporre i loro averi che, ieri mattina, sono stati ammucchiati di fronte ad un paio di abitazioni adiacenti. Velocemente gli operai del Comune si sono quindi messi al lavoro ed hanno sigillato lo spazio costruendo la barriera metallica.
Grande lo sconcerto tra gli immigrati, molti dei quali
già con lo status di rifugiati, che hanno anche provato a scuotere le barriere, risultate inamovibili,
urlando tutta la loro rabbia e la loro
disperazione: «Invece di spendere denaro per costruire la barriera potevano impiegarlo per darci un luogo dove stare». Qualcun altro sedeva sconsolato a terra accanto al cumulo di valigie e masserizie sistemate sul ciglio della via. Sul posto sono ben presto intervenuti alcuni esponenti di Razzismo Stop che, nel dicembre del 2013 con Agenzia Sociale per la Casa e Centro Sociale Pedro avevano occupato l'edificio di proprietà di un istituto bancario in seguito ad un pignoramento, trasformandolo in un centro di accoglienza.
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