Caccia alla banda mozza orecchie Gli investigatori: autori di altri 6 colpi
Signora Niva, si è accorta della presenza dei malviventi in casa?
«No. Stavo dormendo nella mia camera, quando sono stata svegliata a ceffoni. Poi mi hanno scaraventata a terra».
E poi cosa è successo?
«Mi hanno legata e mi hanno messo dello schotch sulla bocca. E subito mi hanno trascinata nella camera dove c’era mio marito. Lui aveva le mani e i piedi legati con il cavo del computer».
Cosa ricorda dell’aggressione, si è resa conto di quanto stava accadendo in casa?
«Ci dicevano “vi facciamo a pezzettini se non ci dite dov’è la cassaforte”, e ho visto il volto di Carlo pieno di lividi. E continuavano a prenderlo a pugni in faccia, perché lui diceva che la cassaforte in casa non c’era. Poi se la sono presa con me: ricordo che non ho sentito dolore mentre mi tagliavano un pezzo dell’orecchio destro. Anche perché mi stavano strappando lo scotch dalla bocca».
Quando ha visto il sangue della ferita che le hanno inferto cosa ha pensato?
«Ero atterrita. Sentivo che mio marito e io saremmo morti in quel dramma che, nella sua ferocia, pareva completamente irreale. Tutta quella violenza riversata su di noi... Perché? Perché proprio noi? Perché infierire in modo così esagerato? Questo pensavo, sempre più confusa, mentre vedevo il sangue...».
Niva Bazzan continua ad essere seguita in ospedale in considerazione del forte stress psicofisico subito. «Per quanto attiene al danno al padiglione auricolare - dice una nota della Asl - non è stato possibile procedere alla ricostruzione, per via del lembo in avanzata necrosi». Oggi la donna sarà portata all’ospedale di Chieti per approfonditi controlli cardiaci. Per il marito, Carlo Martelli, la prognosi resta riservata, perché sono necessari ulteriori accertamenti che saranno eseguiti nelle prossime ore e che sono mirati a verificare il danno alla colonna cervicale».
Serena Giannico Leggi l'articolo completo su
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