«Un team di professionisti specializzati - sottolinea Osanna - quali archeologi, architetti, restauratori ma anche ingegneri, geotecnici, archeobotanici, antropologi, vulcanologi lavora stabilmente, fianco a fianco e con il supporto di risorse tecnologiche all'avanguardia, per non lasciare al caso nessun elemento scientifico, e dunque ricostruire nella maniera più accurata possibile un nuovo pezzo di storia che, attraverso gli scavi, ci viene restituito».
Lo scheletro, fa sapere nella nota il Parco Archeologico, è emerso durante la pulizia di un ambiente di ingresso. Al di sotto di uno strato di circa 10 centimetri è affiorato prima il piccolo cranio e in un secondo momento le ossa, disposte in maniera raccolta, che hanno permesso di formulare le prime ipotesi circa l'età del fanciullo che, in fuga dall'eruzione, aveva trovato ricovero nelle Terme Centrali. Grazie alle indagini antropologiche, «che vengono condotte in maniera sistematica fin dal ritrovamento dei reperti, sarà possibile determinare eventuali patologie».
Lo scheletro è stato rimosso e trasferito al Laboratorio di ricerche applicate del Parco Archeologico. La peculiarità del ritrovamento è che lo scheletro è immerso nel flusso piroclastico (mix di gas e materiale vulcanico). Normalmente nella stratigrafia dell'eruzione del 79 d.C. è presente nel livello più basso il lapillo e poi la cenere che sigilla tutto. In questo caso si doveva trattare di un ambiente chiuso dove il lapillo non è riuscito ad entrare né a provocare il crollo dei tetti, mentre è penetrato direttamente il flusso piroclastico dalle finestre, nella fase finale dell'eruzione. Leggi l'articolo completo su
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