La presenza dell'ordigno, al primo piano di un plesso di uffici chiamato 'CED' era stata scoperta il 9 luglio scorso dopo una segnalazione alla Polizia. Giunti sul posto, gli agenti della squadra Mobile, personale del Nucleo artificieri e del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica avevano visto che il vetro di una porta finestra accessibile da una terrazza era infranto ed avevano trovato l'ordigno - costituito da un flacone di plastica da 1/2 litro contenente liquido infiammabile nel quale era stato immerso il capo di un filo elettrico a sua volta collegato ad un timer. Quest'ultimo, a sua volta, era collegato ad una prolunga elettrica la cui spina, che era già inserita in una presa, era poggiata per terra in quanto poco prima era stata staccata dal responsabile dell'ufficio.
Nella stanza, in corrispondenza dei server, gli agenti avevano trovato altri 15 flaconi di plastica da 1/2 litro ciascuno e una bottiglia da 1,5 litri tutti contenenti liquido infiammabile. In quella occasione gli agenti avevano sequestrato la pietra utilizzata per infrangere il vetro. L'immobile era stato immediatamente messo in sicurezza e l'ordigno sequestrato. Gli agenti della Squadra mobile hanno riconosciuto Ferrari dalle immagini registrate dalle telecamere di video-sorveglianza dell'ospedale ed acquisito la denuncia da parte del responsabile dell'ufficio amministrativo sul furto da parte di un'addetta dell'ufficio di un badge per accedere ai locali della palazzina e sul furto di un computer dalla sala server.
Dalle immagini gli investigatori hanno visto Ferrari, un individuo di corporatura robusta che, indossando un cappellino con visiera, nel tardo pomeriggio del 6 luglio era entrato nella palazzina CED portando con sé un sacchetto in plastica con dentro una tanica.
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